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Putin non mollerà l’Iran e non si fida di Erdogan

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La Siria sta sprofondando nel caos. Le milizie filo-turche hanno conquistato Aleppo e Hama. È una sconfitta per Putin che ha combattuto per anni in Siria con Iran, Hezbollah ed esercito siriano, per ricondurre […]

(Di Alessandro Orsini – ilfattoquotidiano.it) – La Siria sta sprofondando nel caos. Le milizie filo-turche hanno conquistato Aleppo e Hama. È una sconfitta per Putin che ha combattuto per anni in Siria con Iran, Hezbollah ed esercito siriano, per ricondurre il Paese sotto il controllo di Bashar al Assad, suo fedelissimo alleato. Alcuni parlano di un Putin disperato che starebbe meditando di abbandonare l’Iran in Siria per abbracciare la Turchia. La tesi che si diffonde è appunto questa: Putin, resosi conto che l’Iran è troppo debole, preferirebbe abbandonarlo per la Turchia. Insomma, un cambio clamoroso di alleanza. Non credo che questo sia il ragionamento di Putin per una serie di ragioni che riassumo in una frase: l’egemonia della Turchia sulla Siria non sarebbe un buon affare per la Russia.

In primo luogo, scaricare l’Iran in Siria significherebbe mandare in fumo l’alleanza strutturale che Putin sta costruendo su scala globale contro gli Stati Uniti. Questa alleanza include Iran, Cina e Corea del Nord. Scaricare l’Iran in Siria per lasciare il Paese in mano alla Turchia sarebbe contrario alla strategia geopolitica complessiva di Putin. Si aggiunga che il gruppo che sta avanzando in Siria, Hayat Tahir al-Sham, è una formazione jihadista. Il terrorismo islamico è un problema enorme per la Russia. Il successo strepitoso di Hayat Tahir al-Sham esalterebbe il variegato universo jihadista. La diffusione del terrorismo jihadista è collegata a ondate di entusiasmo generate dai successi militari. Si pensi all’esaltazione sprigionata dai successi jihadisti tra il 2014 e la fine del 2015, quando l’Isis controllava un’area di circa 12 milioni di abitanti tra Siria e Iraq. Putin ha importantissime basi militari in Siria. Putin non è allettato dalla prospettiva di una Siria jihadista: una pessima notizia anche per Israele.

Il cambio di alleanza conviene poco alla Russia per un’altra ragione. Erdogan, agli occhi di Putin, è infinitamente meno affidabile di Bashar al Assad. Putin non percepisce Erdogan come un leader affidabile per gli interessi geopolitici della Russia. L’idea che Putin ed Erdogan siano amici stretti è una distorsione occidentale. Questo è il nostro punto di vista, non quello di Putin. Per Putin, Erdogan pensa e agisce come se la Turchia fosse una grande potenza, cioè, in modo opportunistico e spregiudicato. Erdogan compra gas dalla Russia a buon prezzo mentre fornisce assistenza militare a Zelensky contro Putin. Il 3 luglio 2024, Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha escluso categoricamente che Erdogan possa essere il mediatore del conflitto in Ucraina: “No, è impossibile”. Il 1° novembre scorso, Lavrov ha rimproverato pubblicamente Erdogan per avere dato i droni Bayraktar all’Ucraina. Si ricordi che il 24 novembre 2015, Erdogan ha abbattuto un aereo russo entrato per errore nei cieli turchi per soli 17 secondi. Timoroso della reazione di Putin, Erdogan chiese aiuto alla Nato contro Putin. Agli occhi di Putin, Khamenei è altamente affidabile; Erdogan, invece, è altamente inaffidabile. Ci sono anche ragioni strutturali per cui il cambio di alleanza conviene poco alla Russia. Putin sa che la Turchia, per le caratteristiche della sua economia, è ricattabile dalle sanzioni dell’Occidente. Infine, sa che la Turchia è piena di forze filo-occidentali che, peraltro, hanno già cercato di rovesciare Erdogan, il 15 luglio 2016. Immaginiamo che la Turchia assuma il controllo della Siria. Che cosa accadrebbe se un giorno le forze filo-americane assumessero il controllo della Turchia?

In terzo luogo, il cambio di alleanza conviene poco a Putin perché la Turchia non ha la capacità di controllare la Siria. Questo controllo non è riuscito a Iran, Russia, Hezbollah ed esercito siriano messi insieme. Come si può pensare che la Turchia riesca in questa impresa smisurata finanziando una milizia jihadista? Senza considerare che l’Iran investirebbe molte risorse per riprendersi la Siria.

Che cosa potrebbe accadere in futuro? Più che cambiare alleanza, a Putin conviene rinsaldare quella esistente. Non ci sono dubbi sul fatto che Hezbollah in Siria sia stato indebolito da Israele e che i russi siano stati indeboliti dalla Nato in Ucraina. Tuttavia, lo scenario più probabile è che l’Iran, la Russia, Assad e Hezbollah, si organizzino per il contrattacco. Questa situazione conviene alla Casa Bianca. La Siria è sua nemica. Maggiore è la sua distruzione, più grande è il guadagno americano. Non a caso, la Casa Bianca si è sempre opposta a ogni pacificazione lavorando soltanto per rinfocolare la guerra civile. Inoltre, l’esercito americano occupa illegalmente una porzione del territorio della Siria, dove ha stabilito la base di al Tanf, utile, tra le altre cose, ad abbattere i missili iraniani. In conclusione, povera Siria. Il suo martirio non avrà fine.


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