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La contentezza guardiese alle porte di Natale

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(Raffaele Pengue) – Qual è lo stato d’animo prevalente dei guardiesi alle soglie di Natale? La contentezza, dice Geppino nel suo resoconto sul Natale a Guardia. Un Natale che ci esorta all’ottimismo. Visti da fuori siamo considerati il popolo dell’allegria, della Guardia Bella; l’agiatezza e l’abbondanza sono il nostro tratto saliente, rispetto alle più irrisorie realtà dei dintorni. Attribuiamo la nostra allegria alla libertà che passa attraverso la terra che ci circonda e ci dà un’energia inspiegabile, rendendoci quasi inermi; alla natura, a un paese solare e ridente; alla nostra religiosità cattolica e pagana più grave ma al contempo più allegra e indulgente alla vita. Ma anche alla nostra esuberanza vitale e prolifica, al nostro carattere estroverso e giocoso, al buon umore, alla nostra vena comica, festaiola e canterina.

Dopo quattro anni di gestione del cambiamento tutto ci spinge verso l’allegria. Verso una società disinteressata e rassicurata che subisce alle porte di Natale l’assedio della contentezza. Una contentezza che nasce dall’incrocio tra il benessere diffuso e le aspettative: dall’atmosfera circostante e dall’assenza di minacce sul futuro assicurato dei propri figli. Si è così diffusa una sensazione pubblica di felicità o come preferisco dire di contentezza. Anche perché a Guardia la felicità non è solo un sentimento interiore, privato, personale, ma passa soprattutto dagli spazi pubblici e sociali; lo sperimentiamo ogni qualvolta il paese si prepara al Natale, con gli addobbi, le luminarie, l’albero ogni volta più bello e originale, i cori, le mostre e gli eventi che inevitabilmente ricadono sulla vita e sul sentire dei guardiesi, fino a toccarne l’intimità e la sensibilità. A Natale c’è una felicità pubblica e una privata, e a volte le due cose s’intrecciano; non coincidono ma interagiscono, hanno zone di confine in cui si toccano e si influenzano. Già da qualche anno, grazie all’amministrazione del cambiamento, stiamo subendo anche a livello personale, affettivo e famigliare, gli effetti letali e virali di questa felicità epocale. Con la gestione amministrativa precedente – che oggi con un volantino rivendica i propri successi – abbiamo interiorizzato la contentezza di comunità, scrivevo già qualche anno fa. Panem et circenses, si diceva nell’antica Roma. Ma siamo anche entrati in questo tunnel senza gli anticorpi necessari, senza contrappesi adeguati né vie d’uscita, e siamo più fragili. Infatti, dopo il decennio panziano siamo più assuefatti all’incuria o allo scetticismo, all’assenza di ogni visione. E passati i Riti non servono nemmeno più preghiere, liturgie per ricercare la contentezza. Siamo equipaggiati, protetti anche sul piano spirituale. Investiti da questo flusso di contentezza non riusciamo più a elaborare la perdita di futuro di Guardia. Ma anche soltanto un pensiero all’altezza della situazione, in grado di darci una ragione per non scappare dalla comunità. Visto che la contentezza non ci salverà. Eppure basterebbe un po’ di coraggio. Ritrovare degne motivazioni per riprendere un po’ di fiducia nel futuro, prima ancora che in chi ci guida. Ma la questione va oltre la politica e l’amministrazione, investe il piano umano, psicologico e spirituale del guardiese. Comunque alle soglie di Natale è bello sapere che l’unico sentimento di appartenenza che unisce i guardiesi, è questa comune percezione di contentezza. Avendo sullo sfondo la denatalità del paese tra i più anziani dell’intera valle telesina. Ma qui scendiamo sul terreno politico e civile. Quel che oggi possiamo dire e che in questi quattro anni l’amministrazione del cambiamento non ha cambiato le cose, era ed è rimasta qualcosa di indefinibile, anche se c’è qualcuno che misteriosamente ancora ne apprezza il piglio e la passione.

Dai, aggiunge alla fine Geppino, non dobbiamo essere sempre pessimisti, non siamo poi messi così male; perché l’attesa di Natale e del nuovo anno a Guardia non solo accresce le aspettative, ma “illumina” la contentezza. Però la contentezza, caro Geppino, non può essere eterna né affrontata con rimedi confusi e rassicurazioni vaghe. Ma non potendo o volendo cambiare le cose una cosa l’attuale amministrazione la sta facendo: strappare anche la contentezza ai guardiesi. Dalla contentezza alla malinconia, dalla fiducia operosa al pessimismo. E questo non mi pare un buon proposito natalizio.


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