Segnali – L’ex premier: “Chiariscano su armi, oggi andremmo soli”. E martedì va a Bruxelles

(Di Luca De Carolis – ilfattoquotidiano.it) – Il passato, il presente e il possibile futuro dei Cinque Stelle si incrociano, nel sabato in cui dalla pancia del Movimento filtra che l’obiettivo del quorum degli iscritti è molto vicino. Oggi, poco dopo le 22, si saprà ufficialmente se la base avrà definitivamente detto addio al garante, cioè alla carica vitalizia di Beppe Grillo. Ma prima, nel giorno di vigilia, Giuseppe Conte e Alessandro Di Battista si alternano – senza incontrarsi – nello studio di Loft dove si registra Accordi&Disaccordi, in onda ieri sera sul Nove. Con l’ex premier che punge l’avversario: “Non vedo possibile che Grillo possa fare un nuovo Movimento, magari può creare una fondazione, anche con uno statuto anti-democratico…”. E va giù duro, ancora, sul Pd: “Ad oggi non potremmo allearci solo in funzione anti-Meloni, per ridurci a fare il cespuglietto. E poi per fare cosa, l’inceneritore?”. Chiaro siluro al sindaco di Roma, il dem Roberto Gualtieri (suo ex ministro).
Invece Di Battista ribadisce che lui in questa guerra a 5 Stelle non c’entra nulla: “Con Beppe non mi sento da anni, cioè da quando litigammo sull’entrata del M5S nel governo Draghi: io gli spiegai che sostenerlo sarebbe stato un errore capitale, e che così avrebbero mandato Giorgia Meloni al governo. Lui mi replicò: ‘No Dibba, tu dici sempre no, sei duro’. Come è andata a finire è noto…”. E a Luca Sommi che gli chiede se tornerebbe nel Movimento, chiude: “Se ritornassi in politica lo farei sicuramente con qualcosa di nuovo, ma prima valuterei con gli amici della mia associazione, Schierarsi”. Sillabe che animano le ore in cui il M5S corre verso un possibile parricidio politico. Dipenderà dal quorum, cioè se la metà più uno dei circa 90 mila iscritti avranno votato. Obiettivo ampiamente alla portata, a interpretare certi segnali.
Nell’attesa, tutti mettono le carte in tavola. Anche Virginia Raggi, che su X sbotta: “Le continue ricostruzioni che ogni giorno mi tirano in ballo parlando di mie ipotetiche scalate, cordate e tavolate sono false”. Respinge l’etichetta di congiurata pronta a confluire in una nuova “cosa” grillina, l’ex sindaca. E così Conte può infierire: “Chi sta con Grillo? Vedo che c’è Danilo Toninelli, tuttora nel M5S come presidente del collegio dei probiviri. Ha detto che lo cacceranno, ma è il suo collegio a occuparsi delle espulsioni…”. Ha anche detto che durante i suoi discorsi nelle riunioni si addormentava, gli ricordano. E l’ex premier colpisce: ” Forse se fosse stato sveglio avrebbe governato meglio…”. Il morso, per l’ex ministro. Al garante, l’unica vera unghiata la recapita parlando a SkyTg24: “Se continuano così a Grillo e a Casaleggio verrà offerto un incarico più importante di quello offerto a Di Maio, perché c’è tutto un mondo che gode per le ingiurie che ci vengono rivolte”. L’elenco dei suo nemici politici. Invece nel dibattito sul Nove, a cui partecipano anche Marco Travaglio e Paolo Mieli, l’avvocato non picchia più di tanto su Grillo: “Il simbolo? È di chi fatica, degli iscritti. Irriconoscente verso di lui? No, la più grande riconoscenza è attuare i principi e i valori”. Poi arriva la nuova presa di distanza dal Pd: “Stiamo già dialogando con i dem, con Avs, anche con Calenda. Ma non si può andare a Palazzo Chigi solo facendo un mero rassemblement contro Meloni. Così noi non ci stiamo. Decideremo solo in base a un accordo: di equivoci ce ne sono stati già troppi in passato”.
Conte di fatto conferma che oggi il M5S correrebbe da solo nelle Politiche: “Se il Pd vota assieme a Meloni sulle armi e sulla commissione Von der Leyen è un problema. Dobbiamo prima chiarirci su questo”. E il candidato premier? “È l’ultimo dei problemi – schiva. –Dovrà essere un interprete serio e affidabile”. Però il duello con i dem resta centrale. “In questa fase, con il Pd così schiacciato sulla guerra, dobbiamo per forza differenziarci” ripete l’avvocato ai suoi. Anche per questo, martedì Conte dovrebbe essere a Bruxelles per ribadire il suo no all’aumento degli stanziamenti europei per la spesa militare. E su questo sarà d’accordo anche Di Battista, che sul tema Draghi è duro: “Tutti i 5 Stelle vollero l’entrata in quel governo: anche Roberto Fico, e ovviamente Luigi Di Maio. Luigi una sera me lo disse su una terrazza: ‘Non opporti a noi, siamo in tanti’”. E il voto su Grillo? “Con una guerra mondiale a pezzetti, mi annoia parlare delle questioni interne al M5S che ho lasciato quattro anni fa”. Dove forse non tornerà mai.