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Nuova fase M5S: fabbriche, piazze, Ue, terzo mandato

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(ilfattoquotidiano.it) – Andrà nelle piazze e davanti alle fabbriche, per marcare la distanza dal Pd e trovare il suo posto da “progressista indipendente”. Ma tra una tappa e l’altra, l’ex premier dovrà anche escogitare una sintesi sulla regola dei due mandati, rispettando il volere degli iscritti che gli hanno chiesto di ripensare – ma senza abolirla – la regola totem del Movimento. Così ripartirà Giuseppe Conte dopo il voto di ieri che ha concluso la Costituente, cancellando dal M5S Beppe Grillo. Già domani, come anticipato dal Fatto, sarà a Bruxelles, per parlare contro gli stanziamenti europei per l’aumento della spesa militare. Un altro modo per rimarcare la distanza dai dem, a cui da giorni rinfaccia il voto a favore della nuova commissione von der Leyen e della risoluzione che ha spalancato le porte all’utilizzo di missili a lungo raggio occidentali sulla Russia. Insisterà sempre più su questa linea, Conte, che la settimana scorsa era stato davanti allo stabilimento di Stellantis a Pomigliano d’Arco (Napoli). Un pugno di giorni dopo davanti ai cancelli si è presentata anche Elly Schlein, a conferma che di questi tempi i due principali partiti del campo progressista si marcano stretto. Si respira un po’ di tensione incrociata, dopo le stilettate di Conte al Pd, rilanciate anche sabato durante Accordi&Disaccordi: “Ad oggi perché dovremmo stare assieme, per fare un inceneritore? Non ci si può alleare solo per fare un rassemblement contro Meloni”. È un alleato complicato, l’ex premier, che nelle prossime settimane andrà in Germania – forse assieme a una delegazione del M5S – per una o più iniziative elettorali assieme alla leader di Bsw, Sahra Wagenknecht, fautrice di una sinistra critica che ha posizioni difficilmente conciliabili con il Pd italiano: dall’Ucraina, fino alla linea dura sull’immigrazione.

Ma prima Conte dovrà mettere ordine anche in casa propria. Perché gli eletti del M5S aspettano con impazienza la nuova regola dei due mandati – contenuta nel codice etico – che Conte dovrà elaborare e poi far approvare dal comitato di garanzia, composto da Roberto Fico, Virginia Raggi e Laura Bottici. Un passaggio obbligato, prima del voto degli iscritti (senza quorum). La sensazione è che l’ex premier non abbia fretta, consapevole di quanto sia delicato il dossier. Anche se il ricorso alle deroghe su sua indicazione per gli eletti in Parlamento – la seconda opzione più votata, nella Costituente – sembra un’ipotesi concreta, assieme alla possibilità di candidarsi come sindaci o presidenti di regione per chi abbia già fatto due mandati in Parlamento e magari alla libertà di mandati a livello comunale. Starà a Conte trovare il punto di caduta. Su questo, come su altro punto finora poco discusso, quello dei soldi. Perché nelle votazioni per la Costituente la base ha approvato anche il quesito che prevedeva risorse per i gruppi territoriali. Un tema molto sentito a livello locale, dove reclamano aiuto economico per le iniziative e per organizzare sedi territoriali. E il tema di come e quanti soldi distribuire è delicatissimo, per il Movimento che ha appena iniziato ad accedere al 2 per mille (1,8 milioni di euro, nel 2023). Un’altra matassa da sbrogliare, per l’avvocato.

@lucadecarolis


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