
(Dott. Paolo Caruso) – Il dittatore Assad, come del resto suo padre, fin dall’inizio del suo insediamento al governo della Siria è stato duro con gli oppositori. Le carceri di massima sicurezza piena di dissidenti erano diventate un mattatoio. Impossibile ogni contestazione al suo regime che non finisse nel sangue, non senza passare da atroci torture. Era forte dell’appoggio della Russia, che lì aveva basi militari e nei porti aveva uno sbocco nel Mediterraneo, e dell’Iran per la stessa identità religiosa, quella Sciita. Furono i Sunniti di Erdogan, ma anche di Al Qaeda a dare la spallata al regime. I festeggiamenti sono per ciò che non c’è più, ma le preoccupazioni restano per ciò che ci sarà. La Siria per la sua geofisica è snodo importante, fin dall’antichità, per collegare Oriente e Occidente. Israele ne è coinvolto, come il Libano per le alture del Golan, serbatoio idrico di Israele. C’è da festeggiare il regime infernale che non c’è più, ma le incognite sui nuovi dominatori non fanno fare sogni tranquilli. Le nazioni occidentali e non solo sono in vigile attesa, aspettano gli ex terroristi che di diversa etnia dovrebbero dare seguito ad un Governo di unità nazionale. A tal proposito restano forti dubbi. Intanto Damasco è attraversata da diverse bande terroristiche. L’ area comunque è destabilizzata e i Paesi confinanti hanno chiuso i confini. Israele incomincia a dare segni di insofferenza e rafforza le postazioni militari sulle alture del Golan, da dove ricevono acqua per i loro acquedotti.