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La task force contro il virus Congo guidata alla compagna (ginecologa) di Cirielli: “Un po’ di familismo ci sta”

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Parla Maria Rosaria Campitiello, responsabile prevenzione del ministero della Salute da cinque anni con il big di Fratelli d’Italia: “Stare con lui mi ha aiutato, ma giudicatemi sui fatti. Su dieci persone è normale assumere due di fiducia e otto brave. Un padre medico chi agevola secondo voi?”

(Simone Canettieri – ilfoglio.it) – E’ la donna che vigila, in qualità di capo del dipartimento Prevenzione ed emergenze sanitarie, sul misterioso virus del Congo. Ma è anche la compagna di Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri, uomo forte di Giorgia Meloni in Campania, nonché famoso per avere dato il suo nome a una legge sulla prescrizione voluta dal Cav.

Dottoressa Maria Rosaria Campitiello, la sua nomina ha fatto discutere: si è parlato del virus del familismo, a cui FdI non sembra immune, anzi.

“Ho 39 anni, una laurea e due master, non sono un’igienista, ma una ginecologa d’accordo, ma nel mio ruolo non serve”. Ma come! “Io devo organizzare e capire di medicina. E’ chiaro se non fossi stata la compagna di Cirielli non avrei conosciuto certe persone, ma voglio essere giudicata sui fatti. Io sto sul pezzo”.

Appena vinte le elezioni, nel 2022, la dottoressa Campitiello è stata nominata a capo della segreteria tecnica di Orazio Schillaci, ministro della Sanità, tecnico in quota Meloni-Lollobrigida. Poi qualche mese fa la promozione. Di quelle che contano e restano. Se, facendo gli scongiuri, dovesse verificarsi un’altra pandemia nella sala macchina dove si prendono le decisioni c’è e ci sarà lei: questa dottoressa di nemmeno 40 anni, con esperienze, nel pubblico e nel privato, nei centri di procreazione assistita. Viene da Salerno, feudo di Cirielli, con il quale ha avuto due figli: “E presto ci sposeremo”.

Dottoressa, chi ha partecipato ai tavoli tecnici diretti da lei la descrive come una tosta e operativa.

“Questo mi fa piacere”.

Poi però aggiungono sempre che sta lì perché è la compagna del viceministro degli Esteri.

“Allora  in Italia si dice che  la donna deve procreare e riuscire a fare carriera, poi però vengo attaccata perché compagna del viceministro, e tra l’altro solo da cinque anni. E tutto quello che avevo fatto prima?”.

Sia sincera, è stato un affetto che l’è servito.

“E’ chiaro che se non fossi stata la compagna del viceministro  probabilmente  non sarei entrata nel gabinetto del ministro con un ruolo importante come quello di responsabile della segreteria tecnica”.

La sua onestà intellettuale non è scontata.

“Non lo nego: mi ha aiutato.  Però la prima è stata una nomina politica e la seconda invece tecnica”.

Ma sempre da parte della stessa persona: cioè il ministro.

“E allora? Schillaci è un tecnico che si è voluto circondare di tecnici. Quindi da medici. Prima i medici al ministero della Salute non c’erano: lo sa?”.

Verificheremo.

“Senza Edmondo in questo ambiente non sarei entrata: è più facile per chi governa dare fiducia alle persone che conosce che non a quelle che non conosce. Io non ho fatto nessun concorso né mi sono sfidata con nessuno. Tutto a chiamata diretta”.

Il familismo è un virus inoculato nel governo? 

“Certe scelte sono state compiute anche da chi c’era prima”.

A questi livelli?

“Sì, possiamo criticarlo, ma è così. E’ normale che se io ho il papà medico piuttosto che aiutare uno che trova per strada, aiuti me. Non trova?”. Dice? “Nella politica funziona così: su dieci, due persone che conosci le agevoli e  gli altri otto li prendi perché sono bravi. E poi  nel precedente governo c’erano mariti e mogli, anche in Parlamento”.


Il familismo è una febbriciattola, non una pandemia vuole dire?

“Un po’ di familismo ci sta. Se poi sono la compagna di Cirielli e ho presto questa nomina che devo fare? Devo rinnegare di essere la compagna di Cirielli? Che devo fare, me lo dica lei. Io voglio essere giudicata per i risultati che sto portando a casa”.

Con il viceministro a casa parlate di  virus e frontiere da chiudere?

“No, però mi consiglia di essere diretta, di parlare in maniera semplice in pubblico: io sono un medico e  uso termini medici, ma quando parlo mi devono capire tutti. A partire da sua nonna. Il resto conta poco”.

La giudicherà la storia.

“E certo: Edmondo mi ha presentato tante persone. Però se non vali e non sei capace ti possono presentare anche Musk, ma non vai da nessuna parte. Io sto trascurando tutto e tutti per dedicarmi a questa missione. Le posso dire una cosa?”.

Certo.

“Se scriverà un articolo il danno non lo farà a Meloni, ma al mio povero compagno che verrà di nuovo bastonato per colpe che non ha. Cosa c’entra lui se ha una compagna brava, ma ingombrante?”.

Nulla, senza dubbio.

“Io lavoro tantissimo, con passione, risolvo problemi, coordino interventi, torno a casa tutti i giorni alle nove di sera. E questa settimana non ho neanche dormito per via del virus Congo”.

Ecco parliamo di cose serie: siamo nelle sua mani, dottoressa. Cosa dobbiamo aspettarci?

“Attualmente non c’è alcun rischio in Italia perché a livello globale è basso. Per quanto riguarda i casi di Lucca e di Cosenza si tratta di due pazienti che hanno mostrato sintomi sovrapponibili a quelli di chi è stato colpito in Congo. Il dato positivo è che i due pazienti sono guariti quindi si possono curare anche se non si sa se quei due casi siano compatibili al virus presente in Congo. Siamo in vigile attesa: aspettiamo i risultati sul patogeno nel frattempo la task force che coordino serve a monitorare il focolaio in Congo e dall’altro a dialogare in maniera centralizzata con le regioni italiane. E mi raccomando”.

Cosa?

“Lo scriva questo non è uno scenario sovrapponibile al Covid: lì avevamo una pandemia, qui c’è un’epidemia in una zona circoscritta del Congo”.

Lei coordina la task force.

“Sì, ho condotto una riunione in presenza e le altre al telefono. Io sto sul pezzo, cerchi di farlo capire anche a sua nonna: il ministero della Salute è vigile”. E Cirielli? “Mi ha presentato alle persone giuste e nessuno sta facendo una brutta figura. Giudicatemi fra un anno, no?”.


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