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Salvini è un leader col tappo: gli resta solo qualche gaffe

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(di Andrea Scanzi – ilfattoquotidiano.it) – Matteo Salvini è (politicamente) morto. Gli auguriamo ovviamente ogni fortuna – e ogni gioia privata – per i prossimi cent’anni almeno, ma come “leader politico” è oltremodo defunto. Postumo in vita, né più né meno, dal Papeete 2019. Se è ancora segretario della Lega, è solo per mancanza di alternative. E se per attutire l’inesorabile crollo alle prossime Europee è stato costretto a candidare Vannacci, vuol dire che è oltre ogni canna del gas.

C’è stato un tempo in cui Salvini era così performante (mediaticamente di sicuro) da trasformare tutte le sue belinate (che ha sempre elargito con generosità bulimica) in oscuro e spietato propellente elettorale. Più sbagliava e più faceva notizia. Più le sparava grosse e più aumentava consensi. Una bolla tracotante quanto efficace, che ha raggiunto l’apice nella stagione 2018/19, ovvero durante il Conte-1, e che lui stesso ha poi fatto scoppiare (e finire) con il suicidio dell’estate 2019 (e la figuraccia in Parlamento con Conte). Da allora, un disastro dopo l’altro. Persino più del solito, e senza stavolta effetti benefici elettorali (anzi).

Salvini non solo non fa più notizia, ma nessuno se lo fila di pezza. La Lega crolla. Mezzo partito non lo sopporta. La Meloni lo prosciuga. E lui annaspa goffamente nella sua smisurata evanescenza. L’unica cosa che è rimasta, del vecchio Salvini, è l’unica cosa che non doveva rimanere: l’incapacità politica. La propensione alla gaffe. La predisposizione alla figuraccia. L’ultima sua trovata è la guerra santa ai tappi di plastica delle bottiglie: una vera e propria urgenza nazionale. La sua Lega ha partorito un meme in cui si vede un uomo che fatica a bere da una bottiglia perché il tappo, che resta ancorato al collo (?), gli schiaccia il naso (??). Poi la scritta: “Eco-norme surreali volute da Bruxelles? No, grazie”. Il tutto accompagnato dallo slogan “più Italia e meno Europa”. Evidentemente, secondo Salvini, i suoi elettori non sono neanche in grado di girare il tappo verso il basso. Praticamente li considera degli emeriti citrulli, e se lo dice lui vien quasi di credergli. A tale sopraffina trovata elettorale ha risposto con agio Domenico Aiello, avvocato e responsabile tutela giuridica della natura per il Wwf, che ha mostrato al fu Salvini come sia possibile bere dalla bottiglia – senza con ciò decapitarsi – con poche e non proprio impossibili mosse. “La vera ecofollia è continuare a seguire chi semina ignoranza – ha scritto Aiello – La tutela dell’ambiente non è uno scherzo e passa anche dalle piccole cose”. Parole tanto giuste quanto incomprensibili per Salvini, che spesso non ci arriva oppure non vuole arrivarci.

In un altro meme targato Lega, creato con l’intelligenza artificiale, si vede un uomo barbuto “incinto” che viene orrendamente contrapposto alla famiglia tradizionale. La solita menata della sessualità normale e no, propagandata peraltro da un uomo (e da un partito) che tutto hanno fuorché famiglie “tradizionali”. Salvini è un leader disperato che urla e inciampa, ma i sondaggi continuano a languire. Non scandalizza neanche più: non esiste, che è molto peggio. Ogni suo gesto è un’ostentazione di se stesso, un disperato tentativo di ricordare al mondo di essere ancora politicamente vivo. Le adunate con la destra peggiore. La boiata del Ponte sullo Stretto. Il mito delle grandi opere. Il ritorno della leva obbligatoria. Persino la legge atta a punire fino a 25 anni (!) chi ferma i cantieri e si oppone alle grandi opere, praticamente una legge ad personam contro gli umarell e Mario Tozzi. Una poraccitudine tanto malinconica quanto incurabile, per un leader che voleva i pieni poteri e che ha finito con l’ottenere una sorta di oblio tragicomico perenne. Un altro “Matteo cazzaro” che, dopo aver fatto il pieno alle Europee, non ne ha più indovinata mezza fino a farsi superare financo da Tajani. Che triste destino! Gli sia lieve il mojito.


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