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L’aereo da guerra da 100 miliardi lo faremo col Giappone e gli inglesi

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Il “Gcap” – Va prodotto entro il 2035: per facilitare le cose l’Italia con una legge ha fatto entrare Tokyo nella Nato…

(Di Giulio Da Silva – ilfattoquotidiano.it) – Il governo Meloni e il braccio dello Stato nell’industria delle armi, Leonardo, ridisegnano i confini della Nato e della Ue. Una rivoluzione nella politica di alleanze internazionali (non solo industriali) che avviene con il più ambizioso e costoso programma aerospaziale del mondo.

Parliamo del progetto del futuro aereo cacciabombardiere lanciato dalla britannica Bae Systems insieme a Leonardo, nel luglio 2018, con l’adesione successiva del Giappone. Il velivolo, detto Gcap (Global combat air programme), dovrebbe avere capacità tecnologiche e di attacco superiori a quelle del costosissimo F-35 prodotto dall’americana Lockheed Martin. Il Gcap però non sarà solo un aereo, ma sarà accompagnato da sciami di droni.

Dovrebbe entrare in servizio nel 2035 e prenderà il posto degli Eurofighter, ma i giochi si fanno adesso. Per le industrie è un affare da decine di miliardi di euro. Soldi dei contribuenti. Roberto Cingolani, ad di Leonardo ed ex ministro del governo Draghi, il 13 dicembre ha firmato a Londra con Charles Woodburn, ad di Bae e Kimito Nakae, presidente della giapponese Jaiec (fondata da Mitsubishi e dalla Society of Japanese aerospace companies), l’intesa finale per la costituzione di una joint venture industriale che diverrà operativa entro il 2025. I tre soci deterranno il 33,3% ciascuno. La ripartizione del lavoro per realizzare il Gcap in teoria dovrebbe essere in parti uguali, ma Leonardo ha dovuto fare un braccio di ferro per convincere i britannici di avere le competenze adeguate nell’elettronica e nella sensoristica.

A spianare la strada all’inedita collaborazione fra Gran Bretagna, Italia e Giappone è stata una Convenzione internazionale firmata a Tokyo il 14 ottobre 2023 dal ministro della Difesa Guido Crosetto. L’accordo istituisce un’agenzia intergovernativa (Gigo), con sede a Reading, a ovest di Londra – l’ad è l’ex ministro della Difesa giapponese Masami Oka – ed è stato ratificato da una legge approvata dalla Camera il 12 novembre. Insieme a FdI e agli altri partiti di governo hanno votato a favore anche Pd, Italia Viva e Azione. Contrari M5S e Avs, perché c’è un aumento della spesa per le armi. Finora per il Gcap l’Italia ha stanziato 7,526 miliardi fino al 2050, con i governi Conte 2, Draghi e Meloni.

Nella legge di ratifica, presentata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e da Crosetto, c’è una norma passata inosservata, che allenta le procedure per l’autorizzazione alle esportazioni di materiali d’armamento. Poiché il Gcap verrà prodotto in tre Paesi, per facilitare lo scambio di “materiali” fra le industrie la legge tratta il Giappone come un paese Nato, ma il Giappone non è nella Nato.

Lo spiega un dossier del Servizio studi della Camera: “L’articolo 3, al fine di evitare asimmetrie di trattamento tra le due altre parti dell’intesa, una sola delle quali (il Regno Unito) è membro della Nato, prevede che le autorizzazioni delle operazioni effettuate nel quadro della Convenzione, da rilasciarsi ai sensi della legge 9 luglio 1990 n. 185, possano assumere la forma della licenza globale di progetto (…) anche nei confronti di operatori giapponesi. Nella sostanza la normativa di favore prevista dalla legge per gli alleati Nato viene estesa al Giappone”.

La procedura base per esportare armamenti prevede una “autorizzazione individuale” per l’export o il trasferimento di determinati “materiali d’armamento”, che le industrie devono richiedere al ministero degli Esteri. Esiste però una procedura semplificata, la “licenza globale di progetto per programmi”. Questa – si legge sul sito della Farnesina – “riguarda esportazioni ed importazioni di materiali d’armamento da effettuare nel quadro di programmi congiunti intergovernativi con società di Paesi membri dell’Ue o della Nato con i quali l’Italia abbia sottoscritto specifici accordi”. Insomma, con una leggina il governo Meloni ha fatto entrare il Giappone nella Nato… Cosa non si fa per produrre più armi.

Un’altra caratteristica geopolitica del Gcap è quella di rompere gli equilibri europei mentre si discute su come far convergere gli sforzi finanziari degli Stati verso progetti comuni per ridurre i costi. Nel Gcap l’Italia è partner di due paesi che non fanno parte della Ue: aveva aderito anche la Svezia, ma ora si è sfilata.

In un’intervista Repubblica Cingolani ha paragonato il Gcap “a una portaerei che sta in cielo”: “La prima parte del programma finanziata dai tre Paesi per 45 miliardi di euro riguarda l’aereo madre”, ha detto. A complicare la situazione in Europa c’è un altro programma di futuro cacciabombardiere, l’Fcas (Future combat aircraft system), portato avanti da Francia e Germania, insieme alla Spagna. “In Europa – ha ricordato Cingolani – c’è pure il consorzio Fcas franco-tedesco-spagnolo che si muove su un’idea simile, ma appare in ritardo rispetto a noi. E c’è forte interesse nel resto del mondo, con Paesi come l’Arabia Saudita che stanno chiedendo di entrare nel Gcap”.

Secondo gli analisti in Europa non ci sono soldi per due programmi simili, ma se la politica non orienta le scelte, l’industria si muove in autonomia. Eloquenti le parole dell’ad di Leonardo: “Un programma di questo genere ha un costo complessivo di almeno 100 miliardi di euro: ben vengano altri Paesi pronti a contribuire”.


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