
(Tommaso Merlo) – Vigilia di magro per milioni di poveri e Natale ancora rimandato. Non solo senzatetto dimenticati come sacchi d’immondizia, ma anche gente che lavora o percepisce una pensione troppo misera per vivere decentemente. Anni di lavoro e sacrifici per ritrovarsi a contare i centesimi per riuscire giusto pagare le bollette e riempirsi lo stomaco di carboidrati. Poveri nuovi e vecchi. Senza voce e volto. Anche a Natale. Con la politica che non solo se ne frega di loro ma li colpevolizza pure. Come se i poveri fossero sfaticati che si meritano l’indigenza e non invece vittime di un sistema sempre più duro e spietato che ti usa e poi ti getta arrivando ad abbandonarti se non riesci a tenere certi ritmi indiavolati. Perché fragile o perché la vita è stata particolarmente dura con te. Un sistema ingrato ed ingiusto che strapaga i potenti e dà spiccioli ai deboli. Denigrando il loro contributo invece di valorizzarlo e permettendo la giungla del precariato e delle nuove schiavitù. Società ridotta a mercato e profitto unica ideologia sopravvissuta. Milioni di persone costrette a rinunciare perfino alle cure se si ammalano. Perché diminuiscono i soldi ma anche i diritti. Una tenaglia micidiale. Anche la salute sta diventando un privilegio per chi se lo può permettere. Una vergogna. Nell’indifferenza ed impotenza generale. Eppure i soldi per pagare i mega stipendi dei politicanti o dei manager non mancano mai e neppure i soldi per le armi. Già, ci mancava pura la guerra. Immense risorse pubbliche spese per distruggere invece che per costruire un mondo migliore, spese per ammazzare poveri cristi che vivono altrove invece di sostenere i propri. Risorse di tutti buttate via per i deliri egoistici di una manciata di reggenti e per rigurgiti bellici da secolo scorso. Un Natale in cui volano missili invece che stelle comete e in cui prevale la paura invece che la speranza. Paura di non farcela nemmeno a trovare un senso. Perché qualcosa non torna e pure qualcosa di profondo. La povertà è diventata una vergogna, la ricchezza un vanto. Perdenti da una parte, vincitori dall’altra ma di gente serena ed appagata in giro se ne vede ben poca. Soffrono quelli che non ce la fanno e rimangono indietro, ma anche quelli che competono ed accumulano roba e status. Persone sviate da luoghi comuni e falsi maestri, persone tartassate da pubblicità e propaganda che sudano e consumano e si esibiscono passando da un miraggio materiale all’altro senza capire che ciò di cui hanno davvero bisogno non è in vendita da qualche parte là fuori, ma disponibile gratuitamente per tutti dentro di noi. Là fuori c’è solo un futile lunapark utile giusto a rifocillare il proprio peraltro insaziabile ego. Un sistema folle che rende tutti più infelici. Sia coloro che ambiscono al benessere senza conquistarlo e ne soffrono, sia i ricchi che scoprono l’inganno materiale e a quel punto o si mettono a recitare per non ammetterlo oppure scappano con bottiglie, polverine o qualche distrazione. E la politica non capisce e serve l’economia invece che la società. Preoccupandosi degli indici invece che delle persone ed assecondando la giungla di mercati sempre più globali che generano una ingiustizia sociale ormai a livelli folli. Con singole persone che posseggano più risorse di interi paesi ridotti alla fame. Una deriva non solo inaccettabile moralmente ma anche stupida, uno spreco colossale di risorse e questo in nome di un fasullo benessere materiale, di un consumismo che è anche del proprio tempo e delle proprie energie oltre che del pianeta. Una delirante deriva autodistruttiva che spetta alla politica arginare. Rimettendo al centro la persona nella sua interezza e non lasciando indietro nessuno. In modo da evitare una perenne vigilia di magro anche interiore e garantire piuttosto un felice Natale per tutti.