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In pensione a 70 anni nel pubblico. Ecco tutte le novità previdenziali per il 2025

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Restano le restrizioni di quest’anno su Quota 103, Ape sociale, Opzione donna. I giovani potranno cumulare con i fondi. E versare di più. Minime su solo di 1,8 euro

In pensione a 70 anni nel pubblico. Ecco tutte le novità previdenziali per il 2025

(di Valentina Conte – repubblica.it) – ROMA – Un altro anno con la legge Fornero. Il governo Meloni non solo non l’ha abolita. Ma peggiorata, ostacolando tutte le uscite anticipate con vincoli, tetti e finestre di uscita allungate. Vediamo quali sono le novità per il 2025 introdotte in legge di bilancio.

I canali ordinari: vecchiaia e anticipata

Sono quelli di sempre, in vigore dal 2012. Si va in pensione di vecchiaia a 67 anni con almeno 20 anni di contributi versati. E in pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne), a prescindere dall’età anagrafica.

Quota 103

Viene riconfermata ancora per dodici mesi, nella versione con i paletti del 2024. Permette l’uscita a 62 anni con 41 di contributi, ma con il ricalcolo contributivo dell’intero assegno. Mantenuto il tetto all’assegno, pari a quattro volte il minimo (2.466 euro) fino al compimento dei 67 anni, requisito ordinario della vecchiaia. Poi l’importo torna pieno. Due le finestre di uscita. Per i dipendenti pubblici 9 mesi. Per i dipendenti privati 7 mesi. Il governo stima 6 mila uscite con questo canale nel 2025.

Bonus Maroni

Chi ha i requisiti per Quota 103 e decide di restare al lavoro può usufruire del Bonus Maroni che permette di trattenere in busta paga, anziché versarla a Inps, la sua parte di contributi previdenziali. La retribuzione si alza del 9,19% al mese per i privati e dell’8,80% per i pubblici, per un periodo fino a cinque anni (dai 62 ai 67 anni di età). Due le novità del 2025: il bonus è esentasse e vale anche per chi ha i requisiti per l’anticipata a 42 anni e 10 mesi a prescindere dall’età (un anno in meno per le donne) e decide di restare. Il governo stima 7 mila beneficiari del bonus Maroni nel 2025.

Opzione donna

Prorogata ancora per un anno, anche nel 2025, con le restrizioni ormai note. Servono 61 anni e 35 di contributi da avere al 31 dicembre 2024. Sconti solo per mamme con un figlio (60 anni) e con due o più figli (59). L’assegno è (da sempre) tutto ricalcolato con il metodo contributivo. Rimangono limate le categorie di donne che possono richiedere l’Opzione: caregiver, invalide almeno al 74%, licenziate da aziende con tavoli di crisi aperti al Mimit. Il governo stima 2.600 uscite con questo canale nel 2025.

Ape sociale

Non si tratta di pensione, ma di “assegno ponte” assistenziale che traghetta alcune categorie di lavoratori più fragili – disoccupati, caregiver, invalidi, precoci – verso la pensione di vecchiaia a 67 anni. L’Ape sociale viene prorogata di un altro anno. Si può prendere a 63 anni e 5 mesi con 30, 32 o 36 di contributi, a seconda dei casi. L’importo massimo resta a 1.500 euro lordi mensili. Cumulabile con redditi da lavoro subordinato fino a 5 mila euro lordi annui. Le finestre rimangono tre (marzo, luglio, novembre). Il governo stima 18 mila uscite con questo canale per il 2025.

Pensioni contributive

Viene introdotto per la prima volta in Italia il cumulo tra pensione pubblica e rendita dei fondi complementari ai fini del raggiungimento dei valori soglia per accedere alle due pensioni per i post-1996, i “contributivi puri” che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996. Il valore soglia per accedere alla vecchiaia a 67 anni con 20 di contributi è pari all’assegno sociale (538,7 euro). Il valore soglia per accedere all’anticipata a 64 anni è 3 volte l’assegno sociale (1.616 euro) e nel 2025 salgono da 20 a 25 gli anni di contribuzione. Dal 2030 poi l’uscita a 64 anni sarà possibile solo con 30 di contributi e un valore soglia di 3,2 volte l’assegno sociale (1.723,8 euro). Il governo stima 100 uscite per la vecchiaia nel 2025. Le prime uscite per l’anticipata sono previste per il 2026, ma non quantificate.

Pensioni dei giovani

I neoassunti del 2025 potranno decidere su base volontaria di versare all’Inps fino a un massimo del 2% di contributi previdenziali in più, alleggerendo però la busta paga. Questo versamento sarà deducibile al 50% ai fini Irpef. Il montante maturato renderà più robusta la pensione futura. Ma non potrà essere conteggiato per il raggiungimento dei valori soglia previsti dalle regole per i contributivi puri (le 3,2 volte dell’anticipata, ad esempio). Il motivo non è chiaro.

Pensioni minime

Salgono di appena 1,8 euro al mese nel 2025 a 616,57 euro. Sono maggiorate del 2,2% nel 2025. E poi dell’1,3% nel 2026. Quest’anno la maggiorazione è stata del 2,7%.

Indicizzazione

Tutte le pensioni saranno rivalutate, a partire da gennaio, all’inflazione del 2024 pari allo 0,8%. L’indicizzazione sarà più favorevole rispetto a quella a fasce degli ultimi due anni, perché torna a scaglioni come l’Irpef. Ma non è totale per tutti. Gli scaglioni sono tre: 100% per le pensioni fino a 4 volte il minimo (2.466 euro), 90% per le pensioni tra 4 e 5 volte il minimo (2.466-3.083 euro), 75% sopra le 5 volte il minimo (sopra 3.083 euro). Quindi l’inflazione recuperata sarà rispettivamente pari allo 0,8%, poi 0,72% e 0,6%.

Nuove regole per i pubblici

Viene eliminato il limite ordinamentale per i settori del pubblico impiego che lo prevedono, di solito a 65 anni. Significa che dal 2025 il requisito anagrafico viene alzato per tutti all’età per la pensione di vecchiaia, cioè a 67 anni. Con l’adeguamento alla speranza di vita, questo limite salirà ancora dal 2027. Viene anche abrogata la norma che consentiva ai datori di lavoro pubblici di mettere in pensione d’ufficio i dipendenti anche prima dei 65 anni, al raggiungimento dei requisiti per la pensione anticipata. Infine le Pubbliche amministrazioni potranno trattenere in servizio i lavoratori che lo accettano per lo svolgimento di attività di tutoraggio affiancamento ai neoassunti, oltre che per esigenze organizzativeNon oltre i 70 anni. Esclusi magistrati, avvocati e procuratori dello Stato.


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