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Ora è vietato fumare per strada. La Russa: “Gride manzoniane”

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(Di Gianluca Roselli – ilfattoquotidiano.it) – C’è chi evoca le grida manzoniane e chi suggerisce di andare in giro col metro a bindella. Dal primo gennaio a Milano scatta il divieto di fumo per strada: diventerà una città “smoke-free”, come New York. Non si potrà fumare all’aperto, a meno di essere in un luogo isolato e a non meno di 10 metri di distanza dal primo essere umano. Sanzione prevista: da 40 a 240 euro.

Il provvedimento è all’interno del regolamento per la qualità dell’aria approvato in consiglio comunale nel 2020, lo stesso che ha già vietato il fumo nei parchi, allo stadio e alle fermate degli autobus. Solo 15, però, le multe comminate in tre anni. Il motivo, secondo la giunta del sindaco Giuseppe Sala, è che il fumo delle sigarette contribuisce per il 7% al proliferare delle polveri sottili (pm10) in città (il traffico conta al 45%). “Il divieto di fumo è esteso a tutte le aree pubbliche, ivi incluse aree stradali, salvo in luoghi isolati dove sia possibile il rispetto della distanza di almeno 10 metri da altre persone”, recita la norma.

“Siamo alle gride manzoniane”, afferma il presidente del Senato, Ignazio La Russa. Le “gride” nei Promessi Sposi erano disposizioni emesse dall’autorità con toni altisonanti e annuncio di pene severe per chi non le rispetta, ma che nella realtà venivano ampiamente disattese. “Vorrà dire che i vigili urbani, invece di pensare al traffico, alle auto in divieto di sosta o in doppia fila, dovranno dedicarsi a misurare le distanze dei fumatori. Io ho smesso di fumare, ma se qualcuno lo fa a 5 metri da me non mi dà nessun fastidio…”, aggiunge La Russa. Qualche fumatore, del resto, ancora esiste. Vittorio Feltri, per esempio. “Bisognerà girare con la bindella per misurare le distanze, se poi uno fa un passo in avanti allora non sono più 10 metri”, osserva divertito il direttore editoriale del Giornale. “Mi sembra un’assurdità, una mania ecologista che non serve a niente. A Milano non si può fare più nulla. Io per strada ci sto poco: o sono in auto o in ufficio e lì faccio come mi pare. Al sindaco Sala consiglierei di rilassarsi fumando una bella sigaretta sul balcone, visto che lì ancora si può…”, aggiunge il giornalista.

Critico anche Luigi Mascheroni, firma del quotidiano diretto da Sallusti. “Mi sembrano leggi più ideologiche che necessarie, al pari di alcuni passaggi del nuovo codice della strada, della norma sui 30 all’ora o del proliferare selvaggio delle ciclabili. Provvedimenti che restringono le libertà individuali complicando la vita delle persone invece che migliorarla”, sostiene Mascheroni. Dalla sinistra milanese il provvedimento viene difeso, non senza qualche perplessità. “L’amministrazione si sta muovendo su basi scientifiche, non condannerei la norma prima di averne visto i risultati. Tutto quello che può aiutare a migliorare la qualità dell’aria è bene accetto”, sottolinea il consigliere regionale dem, Pierfrancesco Majorino.

Carlo Monguzzi, capogruppo a Palazzo Marino di Europa Verde Beppe Sala sindaco, pur promuovendo la norma, ne critica alcuni aspetti. “Se la sigaretta fa aumentare le polveri, questionare sulla distanza del fumatore è superfluo”, afferma Monguzzi. “Poi è completamente mancata una campagna d’informazione da parte del Comune e un confronto aperto coi cittadini. Invece qui si va avanti solo coi comunicati stampa…”, continua il consigliere verde. “È un divieto ipocrita. Fumerò all’aperto, senza disturbare”, scrive in un intervento sul Corriere lo scrittore (di sinistra) Antonio Scurati.


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