Quantcast
Channel: Politica – infosannio
Viewing all articles
Browse latest Browse all 4194

Ma è ancora possibile pensare Guardia?

$
0
0

(RaffaelePengue) – Ma che paese siamo? Basta divisioni, scrive il sindaco di Guardia Sanframondi, Di Lonardo, replicando a una critica apparsa su Facebook da parte dell’opposizione: “… attaccare un’Amministrazione comunale che quotidianamente lavora per tutta la comunità guardiese”. Fantasmi domestici evocati in presenza ogni cinque anni; che ogni tanto riappaiono per le feste comandate, come una specie di coscrizione obbligatoria. Eccola, l’alleanza dei quaquaraquà che sgoverna Guardia da oltre un ventennio. Una schermaglia apparente. L’amore di un passato che non passa. Eppure, caro sindaco, un tempo eravate un’unica realtà vivente, affetti quotidiani. Una famiglia allargata. Diventata oggi un festival degli equivoci, dove ognuno parla del più e soprattutto del meno. Suvvia, caro sindaco, l’anno brutto è finito, la guerra è finita, scambiatevi le magliette. Anzi scambiatevi pure il segno della pace perché, per dirla sempre con il buon Leopardi: “Non si può vivere l’adolescenza nell’attesa che la vita adulta cominci”. Per questo da tempo dico che con questi luminari alla guida di Guardia è impossibile pensare Guardia. Pensare il futuro. Fare un solo passo avanti vista la loro palese incapacità di intendere e di volere.

A fine anno è d’obbligo un check-up, un tagliando generale sullo stato di Guardia; e non servono certo i volantini dell’opposizione, né tantomeno il rituale rapporto annuale del Censis che ne testimonia il progressivo spopolamento, la sua irreversibile estinzione, una specie di autocoscienza che incrocia dati statistici e analisi sociologica. La considerazione di partenza è di ordine politico. Come ho scritto più volte, a Guardia “le abbiamo provate tutte”. Ma purtroppo sempre le stesse facce, le stesse formule che non hanno funzionato. Un deficit che viene prima della qualità degli amministratori. E i guardiesi? Galleggiano, nessuno può negare quanto siano bravi a muovere l’acqua per tenersi a galla; l’economia vive e prospera grazie alla volontà di pochi, l’associazionismo resiste grazie a “una continuata irradiazione adattiva”, cioè si arrangia. Resiste ma non va avanti. Adattandosi, vive sull’orlo di un declino senza ritorno. Oggi questa comunità è “una strana patria” con un centenario senso di appartenenza, ma ormai un popolo polverizzato con scarso senso delle prospettive. E questo si traduce con un’assenza di traguardi e di coraggio, e una povertà di intenzioni. In ambito amministrativo poi non riusciamo a metter mano al nuovo, ma da questa barca sembra che non possiamo scendere. Manca la forza. I guardiesi si ritirano dalla vita pubblica, e il disinteresse è uno dei sintomi più evidenti. Non credo affatto che i guardiesi siano meglio dei loro amministratori, ma penso che gli amministratori riescano a essere peggio dei guardiesi e a costituire un esempio, un modello di riferimento per la gente a seguire standard morali e civili ancora più scadenti di quelli già in uso.

Ma chi sono i guardiesi? Oggi, soprattutto nella nuova generazione, non vediamo solo una mutazione antropologica ma anche morfologica dei guardiesi. Hanno cambiato forma. Non si riesce più a trovare una parola chiave, una sintesi finale che possa riassumere lo stato di Guardia oggi. Le “intelligenze” locali, in questi anni hanno sempre offerto generose e spesso creative immagini per compendiare lo stato presente della comunità guardiese. Qualcuno ancora scrive: “continuiamo a pensare Guardia”. Al tema e all’espressione “pensare Guardia” ho dedicato più di un articolo su questo blog. Sacrosanto auspicio, ma sento sempre più venir meno il soggetto, Guardia. Da qualche tempo non riesco più a pensare Guardia, lo reputo un compito fuori tempo, fuori luogo, impraticabile, rivolto a un’entità ormai ineffabile e liquefatta. Dopo averlo fatto per una vita, non riesco a pensare Guardia. Noto, anzi che ogni tentativo di pensare Guardia, conferma che Guardia non è più pensabile. Non credo più alla “resurrezione” di questo paese. Al punto che non riesco a scriverne, manca la motivazione e la voglia, mi sembra tutto fuori contesto, tempo scaduto. Magari quelle di Guardia fossero solo macerie. Sarebbe la base per poter costruire di nuovo. Invece qui è stato distrutto qualcosa che si è autoconsumato lasciando un vuoto intorno. E non basta l’appello a un risveglio, prima che sia troppo tardi: occorre rovesciare la clessidra, come quando il tempo sta per finire, bisogna capovolgere la clessidra e ricominciare daccapo. E di certo non basta la solita serie di cambiamenti politici apparenti – “le abbiamo provate tutte”, si diceva agli inizi –, pensare Guardia non deve essere più solo un parlare vano, a vuoto o a sordi con lo sguardo rivolto altrove. La speranza è che tutto ciò sia solo un malessere passeggero o un sopraggiunto limite di chi vi parla. Come dice il poeta, fuggi pure dal tuo paese natale, non ci riuscirai, il tuo paese ti verrà appresso…

L’anno sta finendo e sta per iniziare il 2025, perciò abbiate pazienza.

Auguri, di buon anno!


Viewing all articles
Browse latest Browse all 4194

Trending Articles