
(Michele Serra – repubblica.it) – Le bugie hanno le gambe corte, mi dicevano quando ero bambino. Faceva parte di un semplice pacchetto di moralità pronte all’uso, tipo “male non fare paura non avere”, o “chi si comporta bene alla fine la spunta sempre”. Riesce difficile, mano a mano che la vita trascorre, continuare a credere che davvero la verità e l’onestà abbiano la meglio.
Il nuovo presidente degli Stati Uniti, Trump, ha commentato la strage di New Orleans con una bugia orribile: l’ha attribuita all’immigrazione illegale, essendo il killer nato in America, cittadino americano e addirittura soldato dell’esercito americano. Se fosse vero che le bugie hanno le gambe corte, Trump sarebbe disonorato da questa e altre menzogne precedenti: non solo i suoi avversari, anche i suoi elettori si chiederebbero come sia possibile che un bugiardo conclamato governi il Paese più potente e più armato del mondo.
Ma non funziona così. Gli elettori di Trump non chiedono a Trump di dire la verità. Gli chiedono di dare voce e forza ai loro pregiudizi e alle loro paure, tra i quali il terrore per i migranti (legali e illegali) è in primissimo piano. Attribuendo la strage di New Orleans al “male esterno” — e omettendo di dire che il 99 per cento delle stragi americane sono totalmente, perfettamente americane — , Trump mente, e capovolge la realtà. Ma vince, perché rafforza il vincolo con il suo elettorato. Allo stesso modo, Boris Johnson vinse il referendum su Brexit mentendo radicalmente, spudoratamente, su costi e ricavi dell’appartenenza alla Ue. Le bugie hanno le gambe lunghe, e dunque chi onora la verità deve mettere nel conto la sconfitta.