
(Gioacchino Musumeci) – Secondo Giorgia Meloni, intervistata dal Corriere, il ruolo dell’Italia è cambiato. Meloni a modo suo ha ragione, lo stivale non è mai stato così piegato ai diktat americani. E’ una questione storica: il nostro paese per via degli esiti del secondo conflitto mondiale (derivanti dall’impressionante servilismo di Benito Mussolini, grande statista, allo stinco di santo Hitler ), è sempre stato una piattaforma strategica americana, e i timidi tentativi di emancipazione si sono risolti in rappresaglie mai veramente chiarite. E gli Usa com’è noto non hanno mai lesinato strategie mirate a sostenere capi di governo filoamericani anche a costo di destabilizzare interi paesi.
In Italia non è stato necessario perché è bastata propaganda mediatica alienante che dietro la bandiera liberale ha nascosto una piovra ideologica apparentemente di segno opposto a quella sovietica.
La differenza sostanziale è che luci e lustrini disseminati nei tentacoli della piovra liberale hanno sedato coscienze collettive la cui libertà è sempre stata funzione di risorse economiche, che equivale né più né meno a mercificare il diritto. Nessuno ha dato peso a questo dato contraddittorio finché il capitalismo estremizzato dalla globalizzazione è entrato a gamba tesa nell’ordinamento democratico dei paesi occidentali amplificando disuguaglianze con effetti sociali devastanti a cui assistiamo quotidianamente. I prossimi aumenti sulle bollette energetiche derivanti dalla deregolamentazione del mercato unitamente a errori macroscopici nella gestione della questione Ucraina sono una testimonianza clamorosa dei destinatari su cui si spalmano i costi delle cosiddette “ democrazie”.
Stabilito dunque che la sovranità del nostro paese vale quanto un pupazzo di neve al sole agostano, si è andati avanti con rassegnazione. Tuttavia la vera “fortuna” di milioni di italiani oggi è testimoniare la ciclicità dell’imbecillismo storico col definitivo riaffermarsi dell’oscurantismo medioevale parallelo alla metamorfosi americanizzante battezzata da Mario Draghi e proseguita con la regina delle patacche Meloni.
Voglio semplicemente dire che attualmente l’Italia è mostrificata a tal punto da risultare inguardabile a qualsiasi essere senziente che riconosca la prevaricazione silenziosa perpetrata dai cantori delle democrazie su cittadini ridotti, anche per loro palesi responsabilità, a sudditi.
Ciò naturalmente tralasciando di considerare fino a che punto la democrazia si può curvare per giustificare crudeltà inenarrabili come quelle che racconta oggi la striscia di Gaza.
Prova dell’assurdo italico è il continuo e spudoratissimo elogio mediatico, contro ogni evidenza, alla premier più dislocata dalla realtà che l’Italia abbia mai visto. Neanche Matteo Renzi era così fuori di testa. E questo dato stordente non è che un sintomo della vergognosa subordinazione italiana al più fasullo mercante di democrazia del pianeta; ne sanno qualcosa gli Afghani abbandonati ai Talebani e i Siriani, oggi nelle mani di moderati tagliagole dell’Isis.
In questo scenario straziato è vergognoso il sovranismo meloniano sbandierato a destra e manca; la realtà mostra una camaleontica colonnella a stelle e strisce che per esigenze di copione si trasferisce da casa Biden alla dependance di Trump senza fare un plissé.
Ma poiché oggi credibilità nell’ambito internazionale, inteso come cerchio magico dei paesi industrializzati anti BRICS, è la capacità di allinearsi alla rigidità fallimentare occidentale a spese di milioni di cittadini terrorizzati dall’immigrazione creata anch’essa dalla globalizzazione, non esiste burattino migliore e più imbarazzante di Giorgia Meloni.