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Democrature a confronto

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(Dott. Paolo Caruso) – Il nuovo Padrone della Democratura Statunitense, Ronald Trump, ha ricevuto la serva fascio atlantista presso la sua residenza  per un colloquio di qualche ora. Con una visita lampo segreta ai più, la Premier Meloni, grazie a Musk, si è prostrata ai piedi del Macho Tycoon per prendere ordini, rassicurandolo della servile alleanza italiana, e cercare di sbrogliare il delicato intrigo internazionale con l’Iran. Oltre il problema dei dazi minacciati nei confronti dell’Europa e dell’Italia, Trump ha dato istruzioni alla Serva italiota parlando della guerra in Ucraina, degli armamenti, e della necessità di un incremento al 5% delle spese NATO, rassicurandola a suo modo sul caso Iran Italia. La questione Cecilia Sala, la giornalista italiana reclusa dal mese scorso nel penitenziario di Evin, il carcere dei dissidenti politici a Teheran infatti si è intrecciata con il precedente fermo e arresto per ordine della Giustizia americana all’aeroporto di Milano Malpensa dell’ingegnere iraniano Abedini, si spera dopo la genuflessione della Premier possa risolversi a breve.. Di fronte però alle minacce iraniane per l’arresto dell’ingegnere svizzero iraniano Mohammed Abedini reo secondo gli USA di aver trafficato con droni e di essere responsabile della morte di tre soldati americani in Giordania lo scorso anno, appare ancora più complicata la liberazione a Teheran della nostra connazionale. Infatti le autorità iraniane hanno avvertito il governo italiano che se Roma dovesse piegarsi agli obiettivi politici ostili degli USA la situazione della prigioniera italiana detenuta in Iran per violazione delle leggi della Repubblica Islamica, accuse false e pretestuose, potrebbe compromettersi. Un intrigo internazionale affrontato con superficialità e colpevole ritardo dagli organi istituzionali preposti, Ministero della Giustizia, Ministero degli Esteri, Ministero degli Interni e di conseguenza dalla Premier Meloni, complicato dal precedente arresto avvenuto a Malpensa dell’ingegnere iraniano su ordine della Giustizia americana. Un ritardo, un errore politico che si sarebbe potuto evitare dando seguito così a una soluzione di interscambio tra i due Paesi. Non sarebbe stato del resto il primo caso a livello internazionale ne l’ultimo, vedi la Francia di Macron, a trattare direttamente lo scambio di prigionieri. Una subalternità politica all’ingombrante padrone a stelle e strisce che ci preclude una scelta diplomatica autonoma  e che mette a confronto il nuovo Autarca del mondo occidentale e “la piccola fiammiferaia” della Garbatella, il Macho pregiudicato e la nostra venditrice di fumo italiota. Un risultato dagli esiti incerti condizionato ora dal nuovo “Sultano” americano e sporcato dall’incontenibile servilismo meloniano.  


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