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Se Elon con l’AfD sfida la vecchia destra

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Se Elon con l’AfD sfida la vecchia destra

(Flavia Perina – lastampa.it) – Benvenuti nell’era del post-sovranismo e della post-destra, vi ci porta Elon Musk, mago politico oltreché genio dello spazio, dei miliardi, dei social, perché primo a capire dove poteva condurlo l’affanno dei nazionalismi tradizionali, incapaci a vent’anni dalle loro prime apparizioni di conquistare il potere negli Stati che contano (tranne l’Italia, dove peraltro il fenomeno è recente). La squinternata conversazione con Alice Weidel, la capa dell’Afd, partito troppo estremista persino per Marine Le Pen, è un guanto di sfida soprattutto alle destre tradizionali, ai conservatori, ai popolari, a chi coltiva ancora il progetto di normalizzare gli estremismi europei.

Altro che pontieri e ponti. Musk ha scelto i più impresentabili, i più sospetti, i più spaventosi, quelli che neanche Marine Le Pen ha voluto nel suo gruppo, quelli che pure Giorgia Meloni ha bollato come portatori di «differenze insormontabili».

Gli amici di Vladimir Putin, i nostalgici della Rdt. Ha scelto loro per marcare la rupture sua personale (e forse pure della nuova amministrazione Usa) con le “destre normali” e recapitare un messaggio: la vecchia Europa scelga se stare dalla parte sua o si rassegni a vederlo agire come agente del caos in nome della libertà di espressione, del diritto a intervenire nelle politiche dei Paesi dove ha investito, della capacità di farlo attraverso un social che ha 100 milioni di utenti da Gibilterra agli Urali.

Ogni vecchia filiera della destra, i conservatori convinti del primato della politica sull’economia, i sovranisti decisi a difendere le primogeniture nazionali, gli ultra-atlantisti alla Nigel Farage, i liberisti di stampo thatcheriano, per non parlare delle destre sociali e persino di quelle neofasciste, è scavalcata da questo nuovo approccio, tantoché la stessa classe dirigente di Afd non è sembrata troppo contenta della scelta di Weidel: scarsi gli applausi, evidente il timore di riproporre il modello della sudditanza tedesca all’America. E tuttavia, la critica e i dubbi restano silenziosi.

Musk offre a tutti doni impossibili da rifiutare: un potere mediatico colossale, una enorme influenza sulla Casa Bianca, relazioni decisive con i padroni delle tecnologie del mondo futuro. Nella diretta con la leader di Alternative fur Deutschland ha parlato più lui dell’intervistata, rendendo evidente il tenore della conversazione: non un dialogo ma una concessione, Re Artù che posa la spada sulla spalla del suo nuovo Lancillotto.

L’attacco frontale di Musk ad Angela Merkel, icona della destra popolare ed europeista, bollata come la Cancelliera “che ha rovinato la Germania”, conferma che nel racconto muskiano la sinistra è già morta, merita limitate attenzioni, mentre il nemico principale sono gli establishment moderati che ancora governano il Vecchio Continente.

Più oltre, salta ogni precedente schema di analisi. Nel racconto in diretta su X Adolf Hitler diventa un comunista, Afd è un partito libertario, il nazionalismo nostalgico è il solo che può davvero difendere gli ebrei. E dunque: benvenuti nell’era del post-sovranismo e della post-destra, dove cominciano a mancare persino le parole. Come lo chiameremo questo nuovo vento, questo salto che azzera ogni categoria di prima?


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