
(Tommaso Merlo) – Per far arrivare i treni in orario e per non perderli, serve umiltà. Se i paesi del nord Europa sono più evoluti di noi, non è perché sono più bravi, ma perché sono più umili. Approfondiscono i problemi e si impegnano a risolverli e se i potenti di turno non sono capaci o sbagliano, non esitano a farsi da parte. Umiltà e serietà che gli permette di superare ostacoli e migliorare. Un’etica più avanzata, l’interesse pubblico che viene prima di quello personale. Hanno capito che la meritocrazia non è un capriccio morale, ma è indispensabile per evolvere come paese. Se l’Italia è il fanalino di coda in tutte le classifiche continentali ed è ferma, la vera ragione è che da noi vige una sottocultura addirittura opposta. Viene premiato il peggio, non il meglio. E più si sale, più è così. Con l’apoteosi in politica dove le classi dirigenti godono di carriere decennali perché non rispondono mai dei loro risultati. In Italia se non conti nulla al primo errore ti fanno fuori, mentre i potenti sono irremovibili. Un andazzo che dai palazzi romani si spande fino ai piccoli comuni dell’entroterra. Un vero e proprio suicidio nazionale. Coi potenti che invece di guidare il miglioramento, lo impediscono. Fungono da tappo impedendo alle nuove generazioni di tenere il ritmo del mondo più evoluto. In Italia a meno che non convenga o che sia strettamente necessario, il merito viene combattuto invece che premiato. E questo perché dà fastidio al sistema. I potenti di turno si circondano di leccapiedi e di persone inferiori a loro, in modo da preservare la loro posizione privilegiata. Se stessi prima di tutto. Puro e semplice egoismo. Che da dentro diventa cultura nazionale. Egoismo di chi comanda ma anche delle corti e dei greggi a cui conviene inchinarsi ed accodarsi per emergere. Chi cavalca il sistema viene premiato, chi lo sfida osteggiato. La continuità prima di tutto, con qualità ed innovazione malviste ed umiltà e serietà confuse con ingenuita’ e debolezza mentre i più spregiudicati spadroneggiano anche se collezionano disastri e figuracce. Meschine storie particolari che moltiplicate a livello nazionale causano danni epocali. Tutti i mali italiani sono la conseguenza di questa depravazione culturale di fondo figlia di un egoismo degenerato al punto da calpestare l’etica pubblica e perfino il buonsenso. Prima di tutto se stessi. Singoli destini che s’impongono su quelli collettivi. Anche quando falliscono platealmente. Un suicidio nazionale. Dal comune dell’entroterra fino ai palazzi romani, è sempre più urgente una rivoluzione che permetta alla nostra società di esprimere il suo meglio e non il suo peggio. Una evoluzione personale che diventa sociale e quindi politica. Nuove consapevolezze che contagiano il proprio piccolo mondo e alla lunga il paese intero. Non ci sono scorciatoie. Parte tutto da noi. Dalla nostra umiltà e serietà. Solo così l’Italia potrà reagire al suo eterno declino e rimettersi in moto, solo così i nostri giovani la smetteranno di scappare verso il mondo più evoluto. Solo così i treni arriveranno in orario e smetteremo di perderli.