Quantcast
Channel: Politica – infosannio
Viewing all articles
Browse latest Browse all 4194

Gaza, il piano Usa: resort e affari per tutti

$
0
0

Sul mare – Il presidente: “Bel clima, coste meravigliose”. L’inviato: “È il progresso”

(Di Alessia Grossi – ilfattoquotidiano.it) – L’avevamo scritto a dicembre del 2023, la guerra a Gaza era iniziata da due mesi dopo l’attacco del 7 ottobre e allora era soltanto la pubblicità di una mezza dozzina di villette tra le macerie di Gaza con su scritto: “Svegliatevi, una casa al mare non è un sogno!”.

Ora, a distanza di un anno e mezzo, quello stesso slogan risuona nell’annuncio del neopresidente americano Donald Trump, che rispondendo ai giornalisti mentre firmava ordini esecutivi nello Studio Ovale, poco dopo l’insediamento, mostrando l’occhio lungo del magnate immobiliare ha commentato che dopo 15 mesi di bombardamenti Gaza “è come un enorme cantiere di demolizione” e dovrà essere “ricostruita in modo diverso”. La Striscia, infatti, ha detto Trump “si trova in una posizione fenomenale, lungo la costa del Mar Mediterraneo”, ha “il clima migliore, lì si potrebbero fare cose meravigliose, fantastiche”.
Parole che sono state rilanciate nella notte dai media arabi, soprattutto quelle della risposta del tycoon alla domanda sul suo eventualmente contributo alla ricostruzione: “Potrei farlo”, ha detto, spiegando che la Striscia ha delle caratteristiche che potrebbero trasformarla da culla del terrorismo a polo turistico, facendola approdare alla modernità.
Sul tema non c’è stato alcun commento né da parte degli alleati degli Stati Uniti, né da parte del gabinetto del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Di certo l’idea potrebbe non dispiacere ai Paesi arabi, primo fra tutti l’Arabia Saudita chiamata in causa insieme agli altri paesi del Golfo anche dall’inviato americano in Medio Oriente, Steve Witkoff. Sempre ieri mattina infatti l’uomo che ancora prima dell’insediamento di Trump pare sia stato in grado di convincere Netanyahu ad accettare il piano per la tregua che più volte il premier israeliano aveva rifiutato in questi mesi, presentando Trump al comizio inaugurale ha illustrato i suoi quattro punti per la pace nella Regione.

“Un medio Oriente stabile e prospero non è un sogno irraggiungibile, è alla nostra portata”, ha detto Witkoff usando termini come “prosperità”, “cooperazione” e “nuove partnership” nel rispetto “della sovranità: ogni nazione ha il diritto di determinare il proprio destino, libera dall’interferenza di poteri esterni”. E ponte verso la stabilità, ha fatto sapere Witkoff sono proprio “gli investimenti”, attraverso cui costruire una base per una cooperazione che trascenda i torti storici”, ha concluso l’inviato. Al terzo posto per Witkoff c’è la “diplomazia coraggiosa”.
“Il vero progresso”, infatti, secondo l’inviato passa per “conversazioni difficili e decisioni coraggiose”. Ultimo, ma non ultimo pilastro del piano Trump è “il principio di reciprocità e responsabilità”: gli Stati Uniti richiedono “azioni reciproche dai nostri partner”, ha concluso Witkoff ricordando che sono state fatte dall’America portando un onere finanziario. Il che vuol dire “mai più assegni in bianco” per “nazioni che non vogliono finanziare il proprio progresso”. O essere ricostruite come dei resort sul mare per ricchi.


Viewing all articles
Browse latest Browse all 4194

Trending Articles