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Armi all’Ucraina, il Pd resta ancora ultra-atlantista: ok al nuovo invio

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(Di Wanda Marra – ilfattoquotidiano.it) – Se la prende con l’Europa, con Donald Trump, con le ambiguità del governo italiano, persino con le richieste di Zelensky il Pd di Elly Schlein. Ma anche questa volta il Pd di Elly Schlein ha confermato la linea sull’invio di armi a Kiev. Interpretando il ruolo di difendere la scelta originaria, tra i mille distinguo di Guido Crosetto. Martedì in Senato il Pd si è astenuto sulla risoluzione di maggioranza, ma ieri ha detto sì al decreto “ombrello” che proroga il sostegno per tutto il 2025. Si è astenuta, come accaduto già in precedenza, Susanna Camusso; qualcuno, tra cui Cecilia D’Elia, non ha partecipato al voto. Ieri invece la Camera ha votato solo le risoluzioni, il decreto arriverà più in là. I dem sulla risoluzione si sono astenuti. Con qualche distinguo (chi non c’era, chi non ha partecipato al voto: tra loro Arturo Scotto, Nico Stumpo, Laura Boldrini, Gianni Cuperlo e Paolo Ciani, il presidente di Demos, eletto nelle liste Pd). La linea atlantista è sempre più difficile da sostenere anche dai dem. Tanto è vero che nell’assemblea dei gruppi congiunti di martedì, il dissenso era più marcato rispetto alle volte precedenti. Per esempio, Scotto ha ricordato come spesso l’Europa sia stata un attore spesso servile di decisioni prese altrove. Cuperlo ha sottolineato come l’Europa non possa dire di aver scoperto chi è Putin nel 2022, visto che – per esempio – nel 2014 si annetteva la Crimea, ma il Vecchio continente continuava a fare affari con la Russia. Come sempre, a insistere sull’atlantismo esasperato sono stati Lorenzo Guerini e Piero Fassino.

Negli interventi in aula, sia al Senato che alla Camera, il Pd ha scelto di mettere l’accento sulle ambiguità del governo, “sulla postura assunta rispetto alla nuova amministrazione americana”, per dirla con il responsabile Esteri, Peppe Provenzano. Insomma, mentre il ministro della Difesa, Guido Crosetto dà l’impressione di smarcarsi da se stesso, sta al Pd ribadire la linea “originaria”. Dice Provenzano: “Così come non dobbiamo confondere mai la pace con la resa, non possiamo nemmeno confondere la pace con la tregua, una tregua armata, una soluzione coreana, dove il conflitto viene congelato e noi continueremo a pagarne il prezzo, perché, se vogliamo una pace vera, serve la politica, serve sciogliere i nodi, farci carico di dare garanzia all’Ucraina con l’ingresso nella Ue”. Ancora: “L’Europa deve coltivare la sua autonomia strategica, avere una difesa comune, un esercito comune”. Da notare anche la dichiarazione di voto di Alessandro Alfieri a Palazzo Madama, che si concentra più su Trump (“lo attendiamo al varco”), che sul merito della questione. E poi, se la prende con Zelensky, che a Davos “con il suo solito tatto, ha spiegato all’Europa come si dovrebbe fare la pace. Zelensky pensi a fare il suo, l’Europa sa cosa deve fare”. Il presidente ucraino aveva detto che si deve arrivare al 5 per cento del Pil per la Difesa. Un obiettivo che anche gli atlantisti doc – tra i quali Alfieri può annoverarsi – sanno essere irraggiungibile per l’Italia, anche derogando al Patto di Stabilità.


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