C’è il sindaco di Roma (giuriamo: c’è un sindaco a Roma, non è una comparsa tipo centurione assoldata per il Giubileo), Roberto Gualtieri, che pubblica un video su X dove lo si vede pubblicizzare la “la riqualificazione e il […]

(Di Daniela Ranieri – ilfattoquotidiano.it) – C’è il sindaco di Roma (giuriamo: c’è un sindaco a Roma, non è una comparsa tipo centurione assoldata per il Giubileo), Roberto Gualtieri, che pubblica un video su X dove lo si vede pubblicizzare la “la riqualificazione e il restyling della stazione della metro A di Ottaviano”, in zona Vaticano, che poi sarebbe la stazione dopo dei normalissimi lavori di rifacimento.
Dovete vedere questo video di Gualtieri, il corrispettivo amministrativo di un agente immobiliare che cerca di rifilare un monolocale a un emiro. L’avevamo lasciato che per poco non metteva per distrazione un piede dentro una delle fontane “a sfioro” della “nuova piazza Pia” davanti a via della Conciliazione (non è una piazza: l’antropologia insegna che un luogo per essere una piazza deve essere uno spazio di pubblico ritrovo e socialità e non una semplice area pedonalizzata). Insomma, il video: c’è Gualtieri che dapprima importuna delle turiste per farle avvicinare a una biglietteria dell’Atac: “Questo è l’Atac point. Yes! Information! No, prego!”, le quali turiste sono in effetti stupefatte, ma non per il motivo che pensa Gualtieri, ovvero che a Roma siamo in grado di costruire biglietterie sotterranee, ma perché evidentemente in vita loro avranno visto migliaia di infopoint e non capiscono cosa voglia questo tizio. “È stato aggiunto pure un quarto sportello!”. Magari quelle venivano da Parigi, dove la stazione Arts et Métiers riproduce l’interno di un sottomarino in omaggio a Jules Verne, e non riescono a sbalordirsi più di tanto per un quarto sportello.
Ignorato, Gualtieri s’incammina con tutto il suo staff lungo la banchina: “Pavimento completamente rifatto, questo è in resina!”. Ora, conosciamo la metro Ottaviano come le nostre tasche: ci piove dentro da decenni, il linoleum era liso e gonfio di umidità (sarà stata la Raggi, la quale invece aveva pure revocato l’appalto alla ditta che faceva manutenzione lungo la linea A), ma Gualtieri, in carica da tre anni e tre mesi, se n’è accorto poco prima del Giubileo.
“Sono stati messi 750 metri di loges”, cioè la pavimentazione a rilievo per gli ipovedenti, praticamente il minimo per qualunque città civile che non voglia ricevere denunce quotidiane dai cittadini, quindi non per Roma, dove costituisce un’attrazione.
“La stazione era molto buia, l’illuminazione è stata completamente rifatta!”, esulta Gualtieri sostando davanti ai tornelli e intralciando la gente che va al lavoro. Sembra non sapere che sui vagoni della metro di Dubai vengono proiettate opere d’arte, e i lampadari riproducono mega-meduse galleggianti, o che a Taiwan c’è una stazione con una cupola di vetro talmente bella che ci fanno i matrimoni. Poi si commuove: “Ecco il montascale, finalmente, per consentire anche alle persone con ridotta mobilità di accedere alla stazione”, e qui l’imbarazzo è davvero troppo.
Poi si mette a sfiorare i muri: “Ecco, qui è stata realizzata la tecnica sabbiatura, con cui è stato completamente ripulito il travertino che era diventato marrone”. Ci si può mangiar sopra. E se va a Stoccolma, dove le pareti sono di roccia per riprodurre gli interni di una grotta naturale, che fa, sviene? Poi va a disturbare il personale: “Questo è il box di stazione, l’interfono, con cui le persone con disabilità possono rivolgersi al personale e attivare il montascale”, altro che Starlink di Elon Musk. Indi si congeda dai lavoratori: “Mi raccomando, eh, controllate tutto bene”. E uno dei lavoranti gli risponde pietosamente: “Sicuramente!”, con un accento romano indolente che ci fa venire in mente l’immortalità dell’albertosordismo.