Santanchè: «I giudici vogliono governare e per questo io non lascio». Di ritorno dall’Arabia Saudita la ministra mantiene la linea. Il legale del ministro del Turismo: il verdetto della Corte riferito prima ai giornali. Le indagini sulla truffa all’Inps restano a Milano

(di Marco Cremonesi – corriere.it) – «E che cosa sarebbe cambiato? La sede di un procedimento? Ed è per questo che dovrei dimettermi?». Daniela Santanchè scende dall’aereo che la riporta a Milano dall’Arabia Saudita e ne parla con i suoi collaboratori. In quel momento, in realtà, la rabbia è la stessa che prova il suo avvocato, Nicolò Pelanda per il fatto che il no della Cassazione al trasferimento del procedimento da Milano a Roma era sui giornali del mattino.
Prima che diventasse ufficiale: «È una follia — dice il legale —. A noi avvocati non è ancora stato comunicato nulla e ci era stato assicurato in tutti i modi, anche dalla Corte di cassazione, che la notizia non sarebbe stata passata ai giornali prima. È vergognoso». Secondo Pelanda, «i giornalisti fanno giustamente i giornalisti. I magistrati dovrebbero avere un po’ più di rispetto per gli avvocati».
Detto questo, la ministra del Turismo non ha la minima intenzione di dimettersi per la sede di competenza del suo secondo procedimento. Lei ha deciso di non parlare con i giornali della sua vicenda giudiziaria. Ma una volta rientrata dall’Arabia, quel che pensa filtra da amici e collaboratori. «Con lo scontro in corso con la magistratura, con le parole durissime di Meloni su “alcuni giudici che vogliono governare” che cosa si fa? Arriva un avviso di garanzia o un rinvio a giudizio e il destinatario se ne va? Direi che non è proprio il momento…». E non soltanto perché «in Parlamento è in discussione la riforma della Giustizia».
Del resto, come Santanchè nei giorni scorsi non si stancava di ripetere, Giorgia Meloni non le avrebbe affatto chiesto di dare le dimissioni: «Nessuno me le ha chieste. E dunque, perché dovrei darle?». Nemmeno gliele avrebbe suggerite il suo mentore Ignazio La Russa. Che peraltro non avrebbe visto neppure ieri, nonostante qualcuno desse per possibile il faccia a faccia. Anche se le parole dette dal presidente del Senato («può darsi che valuti anche su questo») possono parere un intiepidimento dello storico sostegno. Ma secondo persone vicine alla ministra sarebbe una lettura superficiale.
Sempre meno probabile sembra invece anche un incontro tra la ministra e la premier Meloni domattina. Fratelli d’Italia ha convocato a Roma la sua direzione nazionale ma non è affatto detto che la premier partecipi ai lavori: al momento in programma non c’è, anche se non si può escludere. Del resto, nemmeno è più certa la presenza della ministra del Turismo. Lei era intenzionata a partecipare, ma un malessere legato proprio al viaggio in Arabia Saudita ha reso meno sicura la sua partenza da Milano.
Certamente, Santanchè non è apparsa preoccupata, a chi ha parlato con lei, per la mozione di sfiducia calendarizzata alla Camera per lunedì 10 febbraio. «Non credo proprio, anzi escluderei — avrebbe detto — che il centrodestra voglia unirsi a una mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle. Meno che mai in un momento come questo».
Peraltro, il voto segreto non è ammissibile su una mozione di sfiducia individuale. Qualcuno, probabilmente, sperava che durante il voto si sarebbero manifestati segnali di ostilità alla ministra anche dall’interno della maggioranza. Ma, come si legge nell’articolo 115 del regolamento della Camera, la mozione «è votata per appello nominale».