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Minniti, il nuovo ideologo meloniano

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Sdoganare il cattivismo: Minniti è diventato un ideologo della destra. Secondo l’ex ministro la Libia è strategica per la sicurezza nazionale e agita il fantoccio del terrorismo islamista per provocare paura (film già visto in Iraq e in Afghanistan). Ma anche per distogliere l’attenzione dal motivo reale di tanta importanza: il petrolio, il gas (per non dire dei traffici illeciti che coinvolgono anche il nostro paese, quelli di armi e droga)

(Maso Notarianni – editorialedomani.it) – La Libia è strategica, ci ha rivelato, in una intervista al Corriere della sera, l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, autore dei protocolli di intesa che l’Italia ha firmato con quel paese. Grazie, se non lo avesse fatto notare non ce ne saremmo accorti.

Ma la Libia, secondo Minniti, è strategica per la sicurezza nazionale. Anche perché «l’Africa è il principale incubatore di terrorismo internazionale». Ancora una volta viene agitato il fantoccio del terrorismo islamista per provocare paura (film già visto in Iraq e in Afghanistan). E per distogliere l’attenzione dal motivo reale di tanta: il petrolio, il gas (per non dire dei traffici illeciti che coinvolgono anche il nostro paese, quelli di armi e droga).

Follow the money, insegnava Giovanni Falcone. Seguiamoli questi soldi che girano in Libia, e vediamo dove vanno a finire. Forse Almasri ce lo avrebbe potuto spiegare.

Agenda di governo

Che cosa rende la Libia “indispensabile” nell’agenda del governo italiano?

«Primo: è la base più avanzata dei trafficanti di esseri umani», dice ancora l’ex ministro. Quegli stessi trafficanti assurti, grazie a lui, a interlocutori istituzionali (non ci scordiamo le foto dell’ufficiale della Guardia costiera libica Bija, considerato il numero uno del traffico di esseri umani, negli uffici del Cara di Mineo insieme a funzionari del ministero dell’Interno guidato, all’epoca, proprio da Minniti).

Quegli stessi trafficanti a cui il suo ministero ha fornito navi, addestramento, armi, camion, autovetture, ovvero tutto ciò che serve a trafficare in esseri umani e non solo. Solo dopo viene la partita dei combustibili fossili e dopo ancora la paura del terrorismo internazionale.

Ci insegna ancora, Minniti, che dobbiamo parlare con il nemico. Grazie della seconda lezione. Parlarci sicuramente, sempre, se si vuole la pace. Ma farci accordi, addestrarne le milizie, le bande di delinquenti, sostenere i torturatori e gli stupratori, regalare armi e motovedette usate per il traffico di esseri umani, far evadere i capi di bande di delinquenti e riportarli a casa con un aereo di stato anche se formalmente accusati di crimini contro l’umanità e di abusi, rapimenti, violenze sessuali è un poco diverso.

Rispettare la dignità umana

L’intervista di Minniti è davvero l’espressione della peggiore Realpolitik che l’occidente abbia prodotto, perché i patti bilaterali si possono fare, ma le condizioni da porre non possono essere “fate tutto quello che volete, anche le peggiori cose, pur di evitare che le persone in movimento arrivino da noi”. I patti bilaterali si fanno a condizione che vengano rispettati i diritti umani, e che gli aiuti siamo condizionati al rispetto della dignità umana.

Ma in tutta l’inquietante intervista c’è una battuta ancor più inquietante. Secondo l’ex ministro, firmatario degli scellerati accordi con la Libia, il Piano Mattei del governo Meloni è ottima cosa. Non una bolla di sapone priva di efficacia, ma anzi intuizione giusta sulla quale concentrare tutte le risorse finanziarie e politiche per farne addirittura un piano europeo.

Minniti è diventato un ideologo della peggiore destra. Non certo per rendere più umane le decisioni del governo, ma per sdoganare ancor più il cattivismo, alimentando odio e rancore: la componente principale delle ricette propagandistiche di questa maggioranza.


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