Spioni e miliardi – Magistrata, è stata procuratrice del Tribunale internazionale per l’ex Jugoslavia: “Dall’Italia un imperdonabile errore blu”

(Di Liana Milella – ilfattoquotidiano.it) – Nordio su Almasri? “Mi pare incredibile che un magistrato si sia comportato così”. Meloni e Trump? “Un’amicizia che danneggia la giustizia”. Il torturatore libico libero? “Dall’Italia un imperdonabile errore blu”. L’ex procuratore dell’Aja Carla Del Ponte si dice “esterrefatta” dal comportamento dell’Italia.
Settantanove Paesi sottoscrivono il pieno appoggio alla Cpi contro Trump, l’Italia dice no con Ungheria, Austria e Repubblica Ceca. Che segnale è?
È un messaggio bruttissimo, per giunta proprio dall’Italia che è stata uno dei Paesi fondatori della Corte, tant’è che lo Statuto si chiama Statuto di Roma.
“Giorgia Washington” titola in apertura il quotidiano di destra Libero…
Spero non sia così. Perché il rifiuto di sottoscrivere la posizione europea sulle sanzioni di Trump contro la Corte penale internazionale è un incomprensibile vassallaggio.
Meglio stare con Trump che vuole trasformare Gaza in Mar-a-Gaza?
Mi auguro solo che l’Italia rifiuti una simile ipotesi che giudico inaccettabile a fronte non solo delle vittime palestinesi, ma anche dei sopravvissuti che tornano cercando di ricostruire la loro vita.
L’attacco alla Corte accomuna tutta la destra italiana. Per il ministro degli Esteri Tajani i giudici dell’Aja “non sono la bocca della verità”. E ipotizza perfino che “l’Italia dovrebbe aprire un’inchiesta sulla Cpi”.
Sono davvero esterrefatta. Non riesco neppure a concepire quale possa essere l’eventuale reato commesso dalla Cpi per cui, secondo il diritto italiano, si potrebbe aprire un’inchiesta. Sono solo slogan che non hanno alcun fondamento nel diritto.
Lei, da procuratore del Tribunale per la ex Jugoslavia, ha potuto arrestare, processare e condannare Miloševic e Karadžic. Oggi, in questo clima, sarebbe in difficoltà?
Assolutamente no. Devo ricordarle che noi siamo riusciti a ottenere l’arresto da uno Stato che non aveva sottoscritto lo Statuto di Roma. Oggi andrei avanti spedita senza farmi condizionare da posizioni politiche che non hanno nulla a che vedere con il diritto internazionale.
Il Guardasigilli Nordio si scaglia contro la Cpi sul generale libico Almasri facendo le pulci alla richiesta d’arresto, che ha definito contraddittoria, imprecisa e contestata da uno dei giudici della stessa Corte che esercitava la dissenting opinion.
Nordio evidentemente non ha letto neppure gli articoli dello Statuto di Roma. In particolare quello che regola la consegna di un criminale ricercato con un mandato d’arresto internazionale della Corte, che viene richiesto dal procuratore ed è deciso dai tre giudici che fanno parte della Camera della Cpi a cui è stato assegnato il caso.
Una decisione collettiva?
Certo, i giudici esaminano attentamente le prove presentate e alcune volte possono chiedere dei supplementi d’inchiesta, per cui può anche intercorrere qualche tempo fino all’emanazione del provvedimento.
Ma ha visto che Nordio ironizza sulla dissenting opinion di una giudice?
E ha sbagliato. Perché tutti i vizi di forma che lui evoca non erano di sua competenza, bensì dei difensori dell’accusato una volta consegnato all’Aja. Quella di Almasri non era una procedura di estradizione, bensì una semplice consegna immediata che l’Italia avrebbe dovuto eseguire dopo aver ricevuto la notifica del mandato.
Quel volo di Stato italiano anziché in Libia lo doveva depositare all’Aja?
Proprio così, perché l’Italia aveva solo la responsabilità di trasferirlo il più presto possibile. Ricordo bene che Miloševic fu arrestato e subito dopo portato all’Aja con un volo privato.
Volo giusto e destinazione sbagliata?
Purtroppo è andata così e da ex procuratore mi dispiace immensamente che l’Italia abbia commesso un simile errore.
Nordio cosa avrebbe dovuto fare?
Non avrebbe dovuto fare proprio niente. Il suo ruolo era solo quello di un passacarte, doveva far eseguire immediatamente il mandato di arresto internazionale.
Cioè non doveva entrare nel merito del provvedimento?
Esattamente, perché non c’era motivo secondo lo Statuto di Roma per rifiutare la consegna.
Eppure lui tuttora insiste e vuole contestare per iscritto quelli che considera gli “errori” della Corte.
Lo faccia pure, ma la Corte non potrà dare alcun seguito alle sue richieste a meno che il vostro ministro non decida di assumere il mandato di difensore di fiducia dell’accusato.
Il ministro dell’Interno Piantedosi ha detto che Almasri è stato rimandato in Libia in quanto soggetto “pericoloso” per l’Italia.
A maggior ragione, se lo era, all’arresto doveva seguire la sua immediata consegna all’Aja.
E perché non è andata così? C’è un patto con la Libia per bloccare i migranti? Ci sono interessi economici sul petrolio?
Non voglio neanche saperlo. Ma qualsiasi scopo recondito non ha nulla a che vedere con il diritto internazionale e i relativi obblighi dell’Italia”.
Sarebbe stato più semplice porre il segreto di Stato?
Ma stiamo scherzando? Quale segreto di Stato? Su cosa? Su un criminale ricercato per orrendi crimini? Purtroppo, e mi dispiace molto dirlo, l’Italia ha perso un occasione d’oro per dimostrare concretamente cosa significhi il rispetto dei diritti umani.