
(Dott. Paolo Caruso) – Da ieri impazza il festival di Sanremo che ha avuto uno share del 65,3%, cioè due telespettatori su tre erano sintonizzati. Un numero elevato pari a 12,6 milioni di telespettatori registratosi già nella prima serata del festival. Le luci del teatro Ariston ci abbagliano, ci avvolgono nelle nebbie del vago e delle frivolezze, cercando di esorcizzare la grave crisi economica che attanaglia il nostro Paese e la stessa Europa, liberandoci dal magone delle guerre e delle violenze a due passi da casa. Una vera e propria catarsi. A Sanremo del resto si canta e si balla, e come sul Titanic si ballò finché si poté. Lo stesso Papa Francesco, pur riconoscendo l’importanza della musica come messaggio di pace e di fraternità tra i popoli, ha voluto ricordare le violenze che quotidianamente affliggono parte dell’umanità, come i migranti e le popolazioni nei territori di guerra. Levando inoltre la sua voce autorevole, il Pontefice ha voluto condannare le autocrazie, le plutocrazie occidentali irrispettose dei diritti degli ultimi e dei fragili, e in particolare l’amministrazione Trump che con estrema arroganza e crudeltà tratta come criminali i migranti irregolari deportandoli in catene verso i paesi d’origine latino americani. In una società opulenta come quella statunitense ora non c’è più spazio per questi diseredati che hanno perso tutto in cerca di un poco di felicità. Parole al vento che vengono sovrastate dalla musica di questi giorni e dall’egoismo umano. Non c’è posto per i profeti nel mondo della paura, di chi vede nell’altro un rivale e quindi un nemico. Si è autoreferenziato il Tycoon per avere convinto i migranti della prima ora a scacciare, con il voto per lui, i migranti di dopo. Ha vinto dichiaratamente per i loro voti. La guerra, fratricida tra poveri, partorì la fatale sua elezione. Ha fatto combattere, come in una arena, dei disgraziati, per trarne, come è solito fare, il meglio per sé. L’esito gli fu dunque favorevole. Oggi purtroppo il vento nel mondo soffia in quella direzione. Putin si dichiara vincitore, per avere quel che sempre ha voluto. Trump le spara più grosse, da “asso vincente che prende tutto”. Ora anche Gaza che intende trasformare in una riviera di piacere. La terrà per sé, ma chi mai gliela venderà, se appartiene ai Palestinesi? È già forse tramontata l’idea dell’altro Stato? Trump, a parole, del resto risolve tutto. Già il “Golfo del Messico” ha cambiato nome., come ha voluto lui. Senza battere ciglio. E l’Europa? Nicchia, latita. Si combatte internamente, contro Orban e i sovranisti, Salvini incluso. Ma di quale indipendenza e sovranismo si parla se non di una resa incondizionata all’ingombrante alleato a stelle e a strisce? Minare l’unità di questa Europa già fragile e inconsistente di suo, può solo fare piacere ai due imperatori del male, Putin e Trump. Mentre sul Titanic si continuerà a cantare e ballare per altre quattro serate, e poi…