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Le perle giudiziarie del governo Meloni

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(Dott. Paolo Caruso) – Una nuova tegola giudiziaria  si abbatte sul  governo Meloni. E’ proprio di ieri la condanna in primo grado del Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro a otto mesi di reclusione, la interdizione dai pubblici uffici e il pagamento delle spese processuali, pena comunque sospesa. Il Sottosegretario alla Giustizia è stato riconosciuto colpevole di  aver violato il segreto d’ufficio in relazione al caso Cospito rivelandone il contenuto riservato al compagno di partito Donzelli che l’avrebbe utilizzato per attaccare pubblicamente  l’opposizione. Un fatto gravissimo visto anche il ruolo rivestito da Delmastro nelle Istituzioni, ma tutto viene buttato giù in caciara, ritenendola una sentenza politica che non merita neppure le sue dimissioni dal governo. La stessa Meloni del resto si dice sconcertata e ha espresso piena solidarietà al collega di governo ritenendo opportuna la decisione di non dimettersi. Si acuisce così sempre più lo scontro tra politica e magistratura. Si passa da un attacco indiscriminato al potere giudiziario a una vera intimidazione contro le cosiddette “toghe rosse”, rosse in quanto non disposte ad assecondare i desiderata del Governo Meloni. Un muro contro muro che non fa altro che provocare lacerazioni alle stesse Istituzioni. I problemi giudiziari della Ministra del Turismo Santanchè, le indagini della procura di Roma nei confronti della Premier Meloni, dei Ministri Nordio e Piantedosi, del Sottosegretario alla Presidenza Mantovano, per favoreggiamento e peculato per il caso Almasri, la dicono lunga sul rapporto tra i due Poteri dello Stato, esecutivo e giudiziario. Se a questi si  associano i casi Sangiuliano e Sgarbi e al momento le indagini che vengono condotte dalla Procura sul caso di spionaggio spyware Paragon, si comprende bene lo stato in cui versa la credibilità del Governo. Le logiche estremamente garantiste almeno per i cosiddetti colletti bianchi rischiano di compromettere il principio di uguaglianza di fronte alla legge e il nuovo attacco alla magistratura portato avanti da questa destra di governo ottiene lo scopo del far venire meno la fiducia dei cittadini nei confronti del sistema giudiziario. Cosa alquanto gradita da Meloni e dai suoi “camerati”. Una Magistratura divisa con i PM assoggettati all’Esecutivo e quindi alla Politica, rappresenta la volontà di questa destra reazionaria di abbracciare i dettami voluti dalla massoneria di Licio Gelli e da Silvio Berlusconi. Un vero Paese di Bengodi, dove la Meloni  ha abdicato da tempo ai principi ideali e ai valori della destra sociale,  tradendo con le sue scelte il pensiero illuminato di Paolo Borsellino per cui  ” I partiti non devono soltanto essere onesti ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti anche se non costituenti reati “. Pensiero che di sicuro non trova seguito in questa Destra di governo ( caso Santanchè, Delmastro ecc.). Una destra che ha gettato da tempo la maschera, mostrando a tutti il volto dell’ ipocrisia. Anche la ” Disciplina e  l’Onore ”  sanciti dalla Costituzione sono un lontano ricordo, e sempre più spesso si perdono nell’arroganza e nella meschinità della politica dei nostri giorni.   


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