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Salvate Salvini da se stesso!

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Matteo Salvini: l’unico che con Trump perde anche quando vince

Matteo Salvini: l’unico che con Trump perde anche quando vince

(di Francesco Merlo – repubblica.it) – Ci vorrebbe un commovente rap di Cristicchi sul dolore di Salvini, che non è stato neppure invitato alla Convention di Washington, e proprio quando anche Trump è diventato putiniano, come Salvini è (quasi) sempre stato. Sarebbe, nel suo piccolo, una vittoria di Salvini che, però, ormai le prende anche quando vince.

A Washington c’erano infatti tutti i trumpiani del mondo, e – supremo scorno – è stata osannata Giorgia Meloni, nonostante la sua doppiezza, ma non c’era Salvini e – suprema vergogna – nessuno se n’è accorto. Eppure, solo Salvini ha candidato Trump al Nobel per la pace, ed è pronto a candidare anche Putin. E contro gli immigrati, i poveracci e i drogati, Salvini era un Trump ben prima di Trump.

Antica, tenace, accanita, la sua devozione per Trump è il solo stalking da braccialetto elettronico che lo stalkerato ignora. Da dieci anni gli manda lettere d’amore che Trump non legge. Ha buttato via le cravatte verdi e ha indossato quelle rosse e persino le famose calze con la facciaccia e il ciuffo rosa. Perché lo costringe a rosicare? “Usciamo dall’Oms” annunciò Trump appena rieletto. Salvini si precipitò: “Abbiamo presentato una proposta per uscire dall’Oms”. Trump ci ripensò: “Non esco”. Salvini ebbe lo stesso ri-pensiero. Ma il momento più tenero e goffo è concentrato in quella foto del 2016 “in cui Trump sorrideva e non guardava”. La foto dei due era vera, ma Trump, con un feroce “non so chi è, non lo conosco”, smascherò l’astuzia del Bertoldo imbucato.

Povero Salvini. Adesso ci si è messo pure Conte a inneggiare a Trump, il pacifista che “con modi ruvidi ha smascherato l’Occidente bellicista”. Potrebbe sembrare da vili abbandonare Zelensky nella polvere della sconfitta, dopo avergli votato solidarietà di armi e di sentimenti – sia Conte e sia Salvini – quand’era sull’altare dell’eroismo. Ma Conte, che sa essere quasi di destra e quasi di sinistra, quasi professore e quasi statista, riesce sempre a sgusciare: “un giorno mi danno del filo-putiniano e un giorno del filo-trumpiano: ma il coraggio della verità ce l’abbiamo o no?”. E la verità non è quella di chi vince? “Fu un errore scommettere su Kiev”. Al contrario, Salvini, che è naif, si butta sempre a capofitto.

L’8 marzo del 2022 corse in Polonia per stare vicino all’Ucraina, ma fu rifiutato (rieccoci) dal sindaco di Przemysl, che gli sventolò sul muso la maglietta con la faccia di Putin che lo stesso Salvini aveva indossato sulla Piazza Rossa. Neppure Putin l’ha mai ricevuto: a Mosca come a Washington il suo ardore è ignorato. Perciò ci vorrebbe un rap di Cristicchi, magari a Sanremo 2026, sulla sofferenza dell’”Ignored”: “Non mi vuoi invitare come fossi un ciarlatano / eppure, Trump mio, vorrei che tu Putin e io, / da un Ponte ci lanciassimo tenendoci per mano / nel folle volo quanto è vero Iddio / sino a Stoccolma e anche più lontano / per darvi un doppio Nobel e fare piripio / alla tua Giorgia che mentre parla tace / che al mondo solo voi donate pace.”


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