Quantcast
Channel: Politica – infosannio
Viewing all articles
Browse latest Browse all 4874

Il piano Biden è un capolavoro: conviene anche a Bibi e ad Hamas

$
0
0

L’unico possibile esito del 7 ottobre è il ritorno al vecchio conflitto, ma a bassa intensità

Il piano Biden è un capolavoro: conviene anche a Bibi e ad Hamas

(DOMENICO QUIRICO – lastampa.it) – Ho imparato molto di più dalla lettura del cosiddetto piano Biden per l’interruzione delle ostilità a Gaza che da sei mesi di dotte glosse sulle prospettive geopolitiche del Vicino Oriente. Enigma di questo testo che appena svelato, perfino ancora ignoto nei dettagli, basta a confermare l’unico finale possibile, e provvisorio, per la tragedia iniziata con l’invasione di Hamas il 7 ottobre nel Sud di Israele. Ma che cosa è il possibile se non il reale, tutto il resto da consegnarsi all’utopia squinternata o peggio alla interessata bugia? In sintesi: il ritorno puro e semplice al 6 ottobre. Ovvero alla guerra permanente, quotidiana, a bassa intensità ma infinita tra palestinesi e israeliani. Abbassando però il volume dello scandalo umanamente indecente che ha increspato le piazze sonnolente del Nord del mondo, ha fatto rischiare un sacrilegio di troppo e quindi causato inopportune seccature alle cancellerie occidentali impegnate in certami elettorali decisivi per la loro sopravvivenza.

Spunti di risposta: a questo la trattativa punta. In fondo dipende da cosa si vuole. A suo modo “il Piano’’ è un piccolo capolavoro che come tutti i capolavori, anche diplomatici, non modifica niente di fondamentale, solo raffigura l’infigurabile, dà un nome all’innominabile, obbliga a uscire dal sonno dogmatico della pace definitiva dei due popoli e dei due Stati che ridiventano ombra e fantasma. Riconsegna i palestinesi, ma in parte anche gli israeliani, al loro destino di tremenda solitudine dove esser vivi è perfino più difficile che essere morti, a trascinare a brandelli una memoria dell’odio sempre più viva.

Ma non solo. Certifica senza dirlo per carità!, la constatazione chiara fin dal 6 ottobre che Israele ha perso questa guerra nel momento in cui Hamas ha clamorosamente assassinato il bastione vitale della sua intangibilità. Dopo aver per mesi tentato, con la mostruosità della reazione, l’impresa impossibile di ricostruirla annientando il gruppo jihadista fino all’ultimo estremista, perfino Netanyahu deve rassegnarsi cercando, da politico volpino e con l’aiuto di Biden, di non ammetterlo. L’esercito israeliano, verità che peraltro conoscevamo, è invincibile se attacca per primo come nel 1956 e nel 1967. Quando è assalito, più o meno di sorpresa, come nel 1973 e il 6 ottobre 2023 si dibatte, mena colpi all’impazzata ma è vulnerabile.

Che cosa dice il Piano di preciso per essere così tristemente decisivo, così rassegnato e sconvolgente? Dice che finalmente si rinuncia alla litania dei due popoli e di due Stati. Lo sforzo per porre termine al macello innescato dai jihadisti poteva essere affidato solo a qualcosa di scaltro, ambiguo e viscido, zeppo di secondi fini inconfessabili ma che consentono a ciascuno dei protagonisti, Stati Uniti, Netanyahu, Hamas, di avere ragionevoli certezze di guadagnarci un egoistico utile. Ma ahimè! Nella Storia attuale dove i popoli fungono da strofinacci e dove non emigrano, scappano, a combinare i peggiori danni sono coloro che si pongono finalità totali, escatologie assolute, teologiche e definitive rese dei conti con il Male. Poiché la guerra tra palestinesi e israeliani è come direbbero i canonisti medioevali consustanzialmente piantata nelle viscere della realtà storica da cui è sorta, nello scontro tra due ragioni, se il piano sarà applicato almeno parzialmente il numero delle vittime scenderà da migliaia ogni mese a centinaia, forse a decine. Cinico? L’unico e pietoso risultato possibile quando, da mesi, si fanno calcoli nell’ordine di megamorti, come invano avvertivano loquaci minoranze di pessimisti matricolati. La pace resta l’eterna assente, l’invitato che non invitiamo, il vuoto che non riempiamo.

Allora il primo a passare all’incasso è proprio Biden che ha sfoderato l’annuncio del piano trasformandolo in cosa sua. Era assediato dall’accusa di complice nel massacro dei civili, dai (possibili) elettori democratici alle prossime presidenziali. Una geografia di isteria. Il mediocre trucco dei grotteschi cabotaggi di Blinken a Oriente o delle minacce da telegiornale di rinnegare Israele, non ha ingannato nessuno. Il Piano gli offre nei comizi lo slogan: ho fermato la guerra a Gaza!

E Netanyahu, grigio come un malumore, già votato al tribunale, alla galera? Anche lui ricava qualche consistente vantaggio. Sa bene che la versione data dal suo governo, stiamo vincendo…ancora un attimo di pazienza e annienteremo Hamas e riporteremo a casa tutti gli ostaggi vivi e morti, non convinceva più gli Israeliani: gli uomini al potere avevano perso il controllo della pubblica opinione, il momento in cui chi comanda comincia ad apparire illegittimo agli occhi dei sudditi. Si arrestano per alcune settimane le operazioni più vaste e micidiali in termini di vite umane, tornano a casa gli ostaggi. E c’è sempre tempo per riprendere a bombardare contando su una mossa falsa di Hamas; i jihadisti per natura non possono prendere soste lungo la via del paradiso. Intanto ci saranno le elezioni che, come dicono i sondaggi, conta di vincere. Ai suoi alleati furibondi che esigono il “made in” del regno di Sion chiederà di pazientare, d’altra parte dove lo trovano un altro come lui?

E poi c’è Hamas: in cambio di cadaveri di ostaggi ottiene una tregua per emergere dai suoi labirinti e può legittimamente annunciare di aver sconfitto Israele costringendolo a trattare. Hamas è legittimata, altro che terroristi dalle fatwa necrofaga. Per fare un paragone è come se lo Stato avesse trattato con le Brigate Rosse. Per la scalata messianico terroristica è forse un inaspettato trionfo.

Volete una immagine simbolica? Netanyahu, un ricercato per crimini di guerra, che sarà invitato a parlare al Congresso americano. C’è da riflettere su quanto valgano le Corti penali planetarie e il loro impotente diritto internazionale.


Viewing all articles
Browse latest Browse all 4874

Trending Articles