Il leader M5S risponde alle domande dei lettori e si rivolge a Meloni: mi ha fatto sorridere il suo tentativo di scegliersi l’interlocutrice che le torna più comoda. Ma la premier non può farlo violando la par condicio

(corriere.it) – Più Europa o meno Europa? «Assolutamente noi vogliamo essere protagonisti a Bruxelles. Il problema è dire che Europa vogliamo. Vogliamo che la Ue porti avanti quella rivoluzione solidale intrapresa durante la pandemia, così come il NextGenerationEu». Guerra? «Dividersi sul massacro di Gaza, come successo all’Onu, è vergognoso». La transizione ecologia? «Non possiamo cedere agli slogan di Giorgia Meloni, convinta che questa sia “una transizione ideologica”. Noi dobbiamo salvare le nuove generazioni, contrastando i cambiamenti climatici, arrestando il consumo e la produzione di energia fossile e incrementando le rinnovabili. E soprattutto serve un Reddito di cittadinanza europeo». Sono i punti chiave toccati da Giuseppe Conte, ex premier e leader del M5S, durante la videochat su Corriere.it con il vicedirettore Venanzio Postiglione.
Presidente Conte, si è pentito di non essersi candidato alle Europee?
«Se lo avessi fatto, così come mi dicevano i sondaggisti, la mia presenza nelle liste avrebbe potuto dare un contributo aggiuntivo, utile al Movimento. Ma ho scelto di non mentire agli elettori. Se mi fossi candidato sarei dovuto andare in Europa. Ma io ho avuto un mandato dagli elettori per lavorare al Parlamento italiano e continuerò a farlo».
Queste elezioni sono un test politico nazionale?
«Nel momento in cui Meloni dice: “Scrivete Giorgia sulla scheda” è significa cercare una forte personalizzazione. Lei tiene tantissimo al premierato, poi andremo a un referendum e vediamo come si comporterà, se non vuole fare la fine di Renzi».
Questa campagna elettorale per le Europee è cominciata con il testa a testa con il Pd per la leadership del «Campo progressista». Ora sembra che il M5S sia più prudente nelle aspettative. È cambiato qualcosa?
«Il problema di leadership è posto tra Conte rispetto a Schlein. Ma questo per il “Campo largo” è un cantiere che non si è mai interrotto. Dobbiamo fare sintesi. Anche perché questo governo è totalmente inidoneo. Ora ci sono delle elezioni e una campagna elettorale in cui ciascuno prova a migliorare le proprie performance. Ma questa parabola per il dialogo non si è mai fermata».
Lei sta puntando su questo format nei cinema e nei teatri, per incontrare gli elettori…
«Ci fermiamo dappertutto: in piazza, come nei teatri. Ma nei secondi, come nei cinema, questo format ha funziona molto bene per raccontare ai cittadini il nostro presente e il nostro futuro. Spieghiamo con i video cosa sono gli allevamenti intensivi e quanto inquinano, discutiamo sull’Intelligenza artificiale, parliamo della riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore settimanale a parità di salario…».
In questi mesi ha puntato molto sulla pace, tanto che questa parola l’ha voluta anche nel simbolo ed è al primo punto del suo programma elettorale. Anche Salvini insiste sull’idea di pace. E’ la stessa pace?
«Si tratta di due posizioni totalmente diverse. Qualche settimana fa, è stata votata una risoluzione a fornire aiuti militari per tutto il tempo che sarà necessario. Salvini e la Lega hanno votato sì. Il M5S è stata l’unica forza che ha votato contro».
L’Ucraina è però il Paese aggredito: come la difendiamo?
«Abbiamo accolto 6 milioni di profughi ucraini. La Ue si accollerà decine di miliardi di costi per la ricostruzione. Se avessimo negoziato la pace fin dall’inizio non saremmo a questo punto. La pace era a portata di mano. Ma su fronti occidentali hanno prevalso i falchi e la stessa Meloni ha detto: “Abbiamo scommesso sulla sconfitta militare della Russia”. Io dico che avremmo raggiunto una pace onorevole anche per l’Ucraina».
Il duello tv mancato, ma anche gli ultimi giorni di campagna, hanno polarizzato sempre più l’attenzione sul duello Meloni-Schlein? Questo l’ha penalizzata o può essere stato un vantaggio per lei?
«Mi ha fatto sorridere il tentativo di Meloni di scegliersi l’interlocutrice che le torna più comoda. Ma la premier non può farlo violando la par condicio. Mi ha meravigliato anche la segretaria del Pd, che ha tentato questo “duetto” facendo fuori gli altri. Cara Meloni: ti voglio dire che le colpe non sono tutte mie, per tutto quello che ho fatto da premier. Confrontati con me: non ti faccio la bua e scopriremo le tue menzogne».