
(Giuseppe Di Maio) – Dicono che gli insulti verso la Presidente del Consiglio siano eccessivi. Qualche sera fa Mario Sechi, che di indipendente ha solo lo sguardo, ne ha rivelati alcuni da una lista compilata nella redazione del suo giornale. Non hanno altro da fare che scrivere fesserie in difesa dei loro beniamini. Nell’elenco campeggiava l’immancabile “pesciarola”, seguita da nazista e fascista (ripetute più volte), bastarda, regina dei coattoni (nessuno ha ricordato “zoccoletta”, appioppatole proprio da Silvio). Insomma, nulla di che, normale amministrazione, che testimonia solo quanto il popolo sia scontento.
Chissà cosa avrebbe detto Sechi e tutta la compagnia, se la bambolina bionda fosse stata dipinta come Gadda dipinse il loro Duce in “Eros e Priapo” e ne “La cognizione del dolore”. Riporto solo alcuni degli epiteti da una più ampia e minuziosa raccolta. “Appestato, Batrace, Bombetta, Ciuco Maramaldo, Emiro col fez, Fava marcia, Farabutto Ipocalcico, Gran Pernacchia, Gran Somaro Nocchiero, Gran Tamburone del Nulla, Gran Tauro, Inturgidito Modellone, Maccherone fottuto di Predappio, Marchese delle Caminate, Mascella d’asino Maltone, Mascellone ebefrenico, Merdonio, Minchione Ottimo Massimo, Nullapensante, Modellone Torsolone, Napoleone fesso e tuttoculo, Paflagone inturgidito, Poffarbacco, Predappiogiuda, Priapo-Imagine, Profeta forlimpopolo, Provolone, Pulcinella finto Cesare, Pupazzo, Rincoglionito Quirino, Smargiasso impestato, Somaro, Stivaluto, Testa di Morto, Trebbiatore, Truce, Tuberone, Verbo sterile, Vigile dei destini.
È il caso di dire che la destra non è capace di ironia o, meglio, la cultura di destra non produce affatto satira. E quando la fa (ricordo le vignette de “Il Candidaccio” della mia infanzia) è violenta e rinsecchita, confinata negli obiettivi della lotta politica e dell’interesse di parte. Insomma, c’è poco da ridere. Il popolo, presso cui è nata la satira, cerca di dare un senso al proprio dolore, una ragione alla propria insignificanza, motteggiando il potere che lo opprime. Un meccanismo di difesa, una via d’uscita dall’oppressione che le leggi del padrone gli hanno inferto. Pensate invece ai goffi tentativi del padrone quando tenta di confermare il consenso dei propri adepti. Pensate a quanto sono offensivi i suoi nomignoli, le linguacce che egli fa alla povera gente quando pretende di dire qualcosa di sagace, canzonatorio, corrosivo. Pensate ad “addivanati, bamboccioni, metadone di Stato, e anche pizzo di stato (questo di certo detto con nessuna intenzione satirica); mangiatori di spaghetti al pomodoro, voto di scambio per il rdc, etc… ‘A Giò, facce ride, e se non ti sforzi ci riesci meglio.