(Giancarlo Selmi) – Quando i clienti di un ristorante sono ignoranti e creduloni, diventa facilissimo nobilitare con nomi altisonanti e ridondanti, pietanze semplicissime.
Faccio un esempio: un sughetto con qualche pomodorino, tre acciughe dell’Eurospin, uno spicchio d’aglio verrà così descritto nel menù:
“Orecchiette con vellutata di pomodorini d’inverno di Canicattì, insaporita da acciughe in salamoia del golfo di Oristano”.
Chi mangia e si trova di fronte a qualcosa che non conosce, non ammetterà mai la sua ignoranza e, anzi, godrà del magnifico sapore di questa pietanza gourmet. L’esistenza o meno dei pomodorini d’inverno di Canicattì, delle acciughe in salamoia del Golfo di Oristano, o del Golfo di Oristano stesso, diventa un insignificante dettaglio.
Potenza della comunicazione e del marketing. La stessa cosa ha fatto e continua a fare la presidento, accompagnata da Mimì Salvini e Cocò Tajani, aiutata dalla buona stampa. Travestendo un’accozzaglia di pessimi ministri, di gente inadeguata a rivestire qualunque incarico, seppur si trattasse di portiere di un condominio, in quelli “che avrebbero rifatto grande l’Italia”. Aiutata in tutto ciò da una stampa che definire “amica” è un eufemismo e dal favore di buona parte di un popolo assimilabile ai clienti scemi di un ristorante che chiama un uovo comprato alla Conad, “prodotto da galline di Mansour allevate a terra” e crede che sia effettivamente così.
Il disastro viene tutto da lì. Dall’ignoranza degli “itagliani” insieme alla arroganza di chi ci governa che, su quella ignoranza, ha poggiato il motivo della sua stessa esistenza.
Sono i nostri connazionali i principali carnefici di questo martoriato paese. Clienti sprovveduti di un ristorante farlocco. E attenzione a dirlo, perché ti risponderanno che “loro sanno mangiare e tu… tu non hai capito un caxxo”.
Alleluia.
Nella foto il cuoco autore del piatto:
“vellutata di 49 ceci di Limoges con gelatina di zucchine di mare e gamberetti azzurrini della foce del fiume Vannaccioskij”