All’ombra di Marina Berlusconi cresce l’area liberal di Forza Italia. “Europeisti e per i diritti”. Tre vicecoordinatori su quattro si schierano con la primogenita del Cavaliere

(di Matteo Pucciarelli – repubblica.it) – C’è un’area liberal dentro Forza Italia che, forte del sostegno esterno di Marina Berlusconi, sta prendendo forma e occupando spazio. Obiettivo: ricalibrare l’agenda forzista e diversificare l’apporto e l’approccio con il governo. «Portiamo avanti la nostra storica battaglia per la libertà, in coerenza con il nostro posizionamento europeista: per questo siamo convinti che parlare di diritti civili sia assolutamente necessario», dice il vicesegretario di Forza Italia Stefano Benigni. Le parole della primogenita del Cavaliere dei giorni scorsi, quel proprio voler mettere nero su bianco che sulle libertà civili le sue sensibilità sono più vicine alle sinistra («Se parliamo di aborto, fine vita o diritti Lgbtq, mi sento più in sintonia con la sinistra di buon senso», ha detto al Corriere), hanno smosso e non poco il partito.
Marina Berlusconi è sì “solo” una imprenditrice, ma è pure colei — con tutta la famiglia — che tiene i cordoni della borsa. Così su quattro vicesegretari, ben tre si sono espressi pubblicamente per sostenere il cambio di passo in materia. Cioè il presidente rieletto del Piemonte Alberto Cirio e quello della Calabria, Roberto Occhiuto. Tra parentesi, entrambi con delle ambizioni per il futuro per la guida di Fi. Benigni invece, che ha 37 anni, è anche coordinatore della giovanile e per settembre è prevista la festa nazionale, forse in Romagna. Da lì potrebbero partire due proposte concrete da portare sul tavolo di Antonio Tajani e poi di tutto il centrodestra: una sul fine vita, cioè l’eutanasia, e un altro sui matrimoni egualitari. «Non per creare tensioni, ma per arricchire la coalizione», aggiunge il deputato bergamasco.
Una Forza Italia davvero liberal avrebbe un’altra funzione ancora: cioè andare a pescare consensi, ma anche pezzi di gruppi dirigenti e militanti, al mondo centrista e “riformista” in crisi nera vista l’incomunicabilità tra Matteo Renzi e Carlo Calenda e il flop delle Europee. Particolare non casuale e che va in questa direzione, ieri gli azzurri nelle commissioni Affari costituzionali e giustizia hanno fatto sapere che non parteciperanno al voto sugli emendamenti dell’articolo del ddl sicurezza riguardante le detenute madri, articolo che rende facoltativo il rinvio della pena per donne incinta o con prole fino ad un anno. Paolo Emilio Russo — che alla “famiglia” è sicuramente vicino essendo stato portavoce del Cavaliere — ha spiegato che «pur condividendo le ragioni che hanno mosso la maggioranza» secondo i forzisti «non possono essere i bambini a farne le spese: vogliamo scongiurare che anche solo uno di loro sia costretto a crescere dietro le sbarre per colpe della madre». Una scelta insomma che non va nella direzione law and order tanto in voga in FdI e Lega — perlomeno per certi tipi di reato — ma che è attenta, o vuol esserlo, al tema dei diritti.
Dopodiché dentro FI, riuscita nell’impresa di sorpassare la Lega attestandosi al 9,6 per cento alle scorse Europee, e questo anche grazie ai signori delle preferenze che si sono sfidati un po’ dappertutto, le faglie interne sono diverse e si muovono più che altro sottotraccia. L’intervento di Marina Berlusconi, calibrato parola per parola, ha colto di sorpresa non solo Tajani stesso, non solo lo stato maggiore forzista, ma anche FdI e Giorgia Meloni. Il senso era comunque un doppio avvertimento, per così dire: sia all’attuale guida del partito che al governo. FI c’è e non ha alcuna intenzione di giocare un ruolo marginale nelle scelte future del governo, facendosi stritolare dalla trazione sovranista. Sempre non per caso, basti vedere le parole di Alessandro Cattaneo a “Metropolis”, sul sito di Repubblica: «Una Francia che vira così a destra potrebbe rendere l’Europa meno competitiva». Nessuna infatuazione lepenista quindi. Stesso discorso per Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera: «Non potrei votare la destra estrema, non mi rispecchio nella destra di Le Pen e Bardella». E a proposito di questioni europee, c’è un nome terzo che circola per il ruolo di commissario europeo oltre ai noti Raffaele Fitto ed Elisabetta Belloni: quello di Letizia Moratti, rientrata in FI dopo una collaborazione col terzo polo di Renzi e Calenda e “portata” da Fedele Confalonieri. L’ex sindaca di Milano, anche lei, è ascrivibile all’area culturale liberal in FI.