Detestarci a vicenda oltre l’orientamento sessuale…

(di Ottavio Cappellani – mowmag.com) – “Mi dicono che vincerà una donna, e sarà così per ancora due o tre anni, e poi finito un ciclo si tornerà a un regime normale”. Così ha risposto lo scrittore Walter Siti in una intervista a Rivista Studio e naturalmente si sono scatenate polemiche. Ma cos’ha detto di male? In fondo è risaputo che i gay non sopportano le donne, così come le donne i transgender, le lesbiche gli uomini e così via. Colpa dello stato di natura in cui siamo immersi. Ecco perché l’unica normalità, forse intende questo lo scrittore, dovrebbe essere tornare a detestarci tutti…
Ma è ovvio che i puppi abbiano in uggia le donne, così come le lesbiche mal sopportano gli uomini. È normalissima competizione sessuale dello stato di natura in cui siamo immersi. Pare invece che lo scoprano adesso, con la dichiarazione di Walter Siti secondo cui ai premi letterari ancora per qualche anno “vinceranno le donne, poi, finito un ciclo, si tornerà a un regime normale”. A parte il fatto che finito un ciclo ne inizia un altro uguale fino alla menopausa, le donne si sono indignate tantissimo, così come gli uomini femministi. Ma che ha detto di male? Che le donne con le loro lamentazioni, con parole come quelle di Chiara Valerio secondo cui “ogni donna viva è una donna scampata al femminicidio”, al momento sono avvantaggiate e senza neanche – colpo di genio della furbizia femminile – essere “minoranza”? Ci sono addirittura donne e lesbiche e uomini femministi che dicono ancora “i maschi bianchi etero”, come se i neri, gialli, rossi, Lgbtq+ stessi, non potessero essere patriarcali e stupratori. Michela Murgia sembrava patriarcale, e non si può opporre dissenso basato sul genere sessuale perché non esiste. Follie. Altra verità taciuta: ma secondo voi, all’interno della comunità Lbgtq vanno tutti d’accordo?

Meravigliosa e definitiva la battuta di Ricky Gervais: “Un gay dice a un trans: mi piace il ca**o” e il trans risponde: “Tu pensa, io voglio tagliarmelo”. A me piace sia la misantropia che la misoginia e trovo indegno che del nostro vocabolario, eppure ricco, non venga mai usata la parola misandria, che è l’avversione verso i maschi cis. Voglio che il mio disappunto sia specifico: contro tutti, contro le donne e contro gli uomini, e mi sembra che “omofobia” non renda abbastanza l’idea quando per i motivi più svariati mi alzo col piede sbagliato e mi viene voglia di avercela con l’intera comunità Lbgtq+ entro la quale non ci sono solo “omo” (ne faccio parte da quando ho scoperto di essere “demisessuale” e io, spesso, non mi sopporto e non so come definire questo sentimento). Torniamo all’argomento premi letterari. In finale al Premio Strega, c’erano tre donne e tre uomini. Ma tu guarda il caso che tra i testi candidati i sei migliori romanzi erano così esattamente suddivisi. La verità, l’ho già scritto da qualche parte, è che la letteratura, o forse la narrativa, non svolgono più una funzione letteraria o narrativa, essi oramai ricadono nell’ambito della politica. E se uno scrittore della politica non gliene può fregare di meno perché conduce una vita eremitica? Non è più uno scrittore? Così ci sono quegli orribili libri – letterariamente, ça va sans dire – di donne che parlano di donne. E che è scrittura questa? La figura dello scrittore, per come la si è sempre intesa, è o dovrebbe essere molto oltre l’ellegibitiquismo. Lo scrittore è “ogni”, arriva persino a sfiorare la divinità nel discorso indiretto libero. Lo scrittore (che è genere neutro e non maschile) deve potere essere qualunque cosa. Io sono, come detto, cis demisessuale (poi mi dovrete anche spiegare perché provare attrazione sessuale solo verso donne con le quali ho sviluppato un forte legame affettivo e intellettuale debba essere considerato strano: dovrei andare a letto anche con chi mi sta sulle scatole?), ma quando scrivo sono una orientale lesbica di venti anni, un assassino nero di settant’anni, un parrucchiere gay non dichiarato, un transgender che si identifica con un forno a microonde pansessuale.

Le uniche persone al mondo non inclusive sono le donne che scrivono di donne. Volete un’altra verità? Le donne odiano i transgender. Fino a quando erano semplici travesta (o travoni) non c’era problema. Oggi i progressi dell’inclusività fanno sì che un travone debba essere considerato – e sono d’accordo – donna a tutti gli effetti. Anche se non si brasa via il pen*. Le lesbiche diventano pazze per questa invasione di campo. Anche perché nessuno vieta a un transgender di essere bisessuale. Li vedono come agenti infiltrati, pronte a trasformare una qualsiasi lesbica in una bisessule e a toglierla dal parco giochi dei rapporti intimi: pensano sia concorrenza sleale. Altra verità: i bisessuali li odiano tutti, indistintamente: le lesbiche perché gli prendono le donne durante i Pride, i gay perché imputano loro mancanza di coraggio (molti bisessuali sono sposati con donne), i trans per lo stesso motivo dei gay, i queer perché ritengono di essere loro i veri, unici e originali bisessuali. Per finire. Walter Siti, parlando di ritorno alla “normalità” non intendeva certo un ritorno alla “normalità” sessuale. Intendeva – almeno lo spero – un ritorno alla normalità di natura. Quella dove ci sono indeterminati orientamenti sessuali e gli appartenenti ai vari gruppi si detestano ferocemente l’un altro.