Il presidente dell’Anticorruzione ascoltato alla Camera: “Manca anche una data certa per avvio cantieri”. La replica dell’ad della Stretto di Messina, Ciucci: “Nessun rischio di opera a metà e previsti ampi controlli dello Stato sulla spesa e la fattibilità dell’infrastruttura”

(di Antonio Fraschilla – repubblica.it) – Il presidente dell’Anac Giuseppe Busia smonta i decreti Ponte del governo Meloni voluti dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Smonta soprattutto l’ultima versione, quella che consente di iniziare i lavori a stralci e l’asseverazione dei costi dell’opera (tutti a carico dello Stato) attraverso un semplice consulente nominato da Salvini e non attraverso la Corte dei conti. Busia è stato ascoltato in commissione Ambiente alla Camera è ha criticato tutto l’iter messo in piedi dal governo per realizzare la grande opera.
Sui costi, pari a circa 14 miliardi, e i tempi innanzitutto: “E’ importante unitamente al progetto avere una trasparenza ampia sui costi, questo è essenziale per valutare i vincoli di bilancio e la compatibilità con le norme Ue che impongono di non superare il limite del 50 per cento rispetto a spesa iniziale. Se il ministro ha bisogno di più esperti è giusto che possa avvalersene ma la cosa importante è che l’asseverazione, che ha a che fare con oneri, costi e piano finanziario, sia affidata anche alla Corte dei conti oltre che al Cipe e alle commissioni parlamentari”. Secondo le norme Ue accolte anche dall’Italia se il costo del Ponte supera oggi del 50 per cento quello previsto quindici anni fa la gara va rifatta e non si possono affidare i lavori a Eurolink che aveva vinto l’appalto nel 2005. Scelta, quella di non fare una nuova gara per Busia comunque sbagliata: “Non aver svolto una nuova gara sul progetto pone dei vincoli anche di carattere finanziario, che esporrebbero al rischio di varianti successive”, ha detto il presidente dell’Anac, aggiungendo: “Per il Ponte sullo Stretto avevamo suggerito al governo di acquisire il vecchio progetto e usarlo come base di gara per completarlo e migliorarlo. Non è stato deciso così, quindi a maggior ragione oggi serve approvare il progetto esecutivo in modo unitario, senza spezzettarlo in fasi esecutive e naturalmente senza avviare i lavori prima di avere un quadro complessivo dell’opera. Altrimenti la parte pubblica finirebbe per prendere su di sé rischi che non le competono ed i costi potrebbero aumentare oltre il limite fissato dalla normativa europea”.
Sbagliato per il presidente dell’Anac anche la possibilità di avviare i lavori a “pezzi” e non con un unico progetto approvato: “Per un’opera di tale complessità tecnica e di così ingente valore economico, approvare un progetto esecutivo per fasi costruttive sarebbe estremamente rischioso, in quanto ogni porzione è necessariamente legata all’altra. L’approvazione deve avvenire in un’unica soluzione. Altrimenti risulterebbe difficile avere un quadro chiaro e complessivo dell’effettiva realizzabilità dell’opera e dei relativi costi. Questo è il punto più delicato dell’intero decreto. Non essendo chiaro il quadro complessivo, si accentua il rischio di varianti progettuali, con il duplice rischio di dover rivedere quanto si è appena approvato e di veder lievitare i costi, magari oltre la soglia fissata dalle disposizioni europee. Avendo deciso di non svolgere una gara, esistono al riguardo limiti più stringenti indicati dalla direttiva. Inoltre, un’eventuale approvazione del progetto esecutivo per fasi costruttive finirebbe anche per trasferire in capo alla parte pubblica, rischi che invece competono contrattualmente al privato”
Infine i tempi di realizzazione, ormai del tutto incerti nonostante i plurimi annunci di Salvini sull’inizio dei lavori, prima entro la primavera del 2024 adesso non si sa quando in attesa che venga ripresentato in commissione Via Vas i progetto esecutivo aggiornato dopo i rilievi fatti dalla stessa commissione del ministero Ambiente al pronti via. Dice Busia: “Si è capito che il termine del 31 luglio 2024, inizialmente fissato come termine per l’approvazione del progetto esecutivo è naturalmente irrealistico e va procrastinato. Però nel decreto viene totalmente cancellato e sarebbe opportuno fissare un termine: averlo è essenziale per valutare lo svolgimento dell’opera”.

Inoltre viene meno (grazie ai decreti del governo Meloni, ndr) l’obbligo del parere previsto in passato da parte del Consiglio di Stato: ” Si ritiene che questo parere sia utile al governo a fianco a quello del Cipes- conclude Busia – se possibile sarebbe utile, data l’importanza dell’opera, ripristinare e tenere conto del parere del Consiglio di Stato”. Nessuna replica dal governo.
La replica di Ciucci
Ma con una nota risponde a Busia l’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci: “Non ci sono dubbi sulla certezza delle fasi costruttive del ponte sullo Stretto ne indeterminatezza sui costi, non c’è un rischio di incompiuta, il progetto è assolutamente fattibile ed è stato aggiornato nelle modalità previste per legge – dice Ciucci – in particolare con l’approvazione da parte del Cipess del progetto definitivo, sarà approvato anche il Piano economico finanziario che accerterà l’esistenza della copertura per l’intero fabbisogno dell’opera, proprio per evitare rischi di incompiuta, che nella maggior parte dei casi discendono da mancanza di fondi in itinere. La Progettazione esecutiva, che potrà essere sviluppata per fasi costruttive in linea con le best practice internazionali, e al contrario dei timori espressi, ha l’obiettivo di ottimizzare la costruzione dell’opera, contenendo tempi e costi. Il ponte è un insieme di opere. La fattibilità tecnica del progetto non è mai stata messa in discussione, le risposte alle osservazioni del ministero Ambiente, che sono in corso, saranno completate prima dell’approvazione del progetto definitivo da parte del Cipess”.