Se paragonata alla fastosa orgia berlusconiana sbeffeggiata da Benigni, quella che si svolge sotto i nostri occhi è un’orgetta del potere collocabile in un hotel a tre stelle, colazione compresa dell’Agro Pontino. Dimensionato […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – “Ma io compro tutto dalla a alla z. Ma quanto costa questo cazzo di pianeta?! Lo voglio io! Lo compro adesso! Poi compro Dio, sarebbe a dir compro me stesso!!!”. Roberto Benigni, “È tutto mio” (2010)
Se paragonata alla fastosa orgia berlusconiana sbeffeggiata da Benigni, quella che si svolge sotto i nostri occhi è un’orgetta del potere collocabile in un hotel a tre stelle, colazione compresa dell’Agro Pontino. Dimensionato sulla mediocrità dei tempi l’esercizio del comando, allora disseminato per ville sontuose, a bordo di panfili con eliporto, in una libidine di sfarzo e bunga bunga, oggi colpisce per l’arraffo compulsivo della tartina nelle cene Cafonal. Fino all’uso e all’abuso del servizio pubblico radiotelevisivo per omaggiare la fidanzata cantante al festival identitario di Pomezia. Tale è la foga con cui si occupano programmi, cda, musei e ogni altro incarico commestibile che ci si chiede dove abbia origine tutta questa voracità incontrollata. Dispiegata nelle forme di una fame atavica di poltrone e di pubblico riconoscimento, originata anche e soprattutto dalla mortificazione del mondo post fascista emarginato ed escluso per quasi ottanta anni dall’arco costituzionale (ragion per cui una certa alternanza tra destra e sinistra si consiglierebbe onde evitare conati vendicativi e istinto di sopraffazione).
Senza immotivate nostalgie, per carità, l’abolizione dell’abuso d’ufficio, a cura del ministro “spritz” Carlo Nordio, sbiadisce per forza se confrontata con le porcate ad personam imposte al tempo del presidente padrone (per non parlare del Parlamento che si sottomette alla barzelletta di Ruby Rubacuori nipote di Mubarak). Monumentali mascalzonate che si tenta di rinverdire dedicando a B. un aeroporto, ma in realtà mettendolo alla berlina (rumoroso quanto mai il silenzio della famiglia per l’ennesima salvinata).
Non illudiamoci il festino andrà avanti finché qualcuno dovrà pure raccattare, oltre ai piatti e ai bicchieri sporchi, ciò che sarà rimasto della disciplina e dell’onore di chi ci governa.