
(Giancarlo Selmi) – L’ultima volta che la disabilità è entrata nell’agenda di un governo, è stata alla fine del 2020. Il governo era il Conte due. Il fondo per le disabilità fu incrementato di 200 milioni. Si devono ai governi presieduti da Conte i provvedimenti che videro l’istituzione del “progetti di vita indipendente” e dei progetti chiamati “dopo di noi”. Erano i tempi in cui renzi con la collaborazione di tutti i “palazzi”, incluso il più importante, stava organizzando la manovra che porterà alla defenestrazione di Giuseppe Conte.
Da allora, con Draghi prima e meloni poi, non solo sono spariti i 200 milioni apportati dal governo Conte, ma è sparito il fondo per le disabilità, spariti i progetti e, nelle intenzioni di chi ci governa, sparito il tema della disabilità. Qualcuno mi chiede perché io sia tanto legato politicamente a Conte, bene credo di aver risposto. Mentre Conte si batteva per gli ultimi, per le vite più fragili, per il diritto alla salute e per una più equa distribuzione della ricchezza, qualcuno del suo stesso gruppo politico, il Movimento 5 Stelle, si batteva per la propria carriera politica e, quindi, per il proprio conto in banca. Così Conte fu defenestrato, il Movimento entrò in uno dei peggiori governi della storia, qualcuno mantenne la poltrona di ministro degli esteri. I soldi dei disabili sparirono.
Quando mi parlano del Movimento delle origini, penso a tanta brava gente innamorata di un progetto politico bellissimo e utopistico. Ma penso anche a centinaia di opportunisti infiltrati in cerca del tram chiamato desiderio. Uomini e donne senza arte ma soprattutto senza parte, in cerca di fortuna come i minatori dei Kondyke. Uomini e donne di livello discutibile catapultati in Parlamento. Quasi tutti, oggi, in altri partiti. Gente che ha preso il treno della vita e ha cambiato opinione nel tempo del battito d’ali di un colibrì. Visto il risultato, c’era qualcosa di sbagliato, vero?
Ma penso anche all’assalto alla diligenza da parte di gente di destra. Anche di estrema destra. Ahinoi molti degli eletti lo erano. E anche buona parte degli elettori, che migrarono subito in appoggio alla lega. Gli uni e gli altri sono tornati tutti a casa. Erano entrati attratti dal mantra “né destra, né sinistra”. La storia insegna: “il superamento delle ideologie è storicamente la bandiera ideologica della conservazione e delle forze più reazionarie” (cit). Perché le destre, i fascismi, sono amici e portatori d’acqua dei padroni, non degli ultimi, mai dei disabili. La cosiddetta “destra sociale” è una clamorosa invenzione. Basterebbe leggere qualche libro.
Bene: il posizionamento del Movimento in un campo progressista, è cosa logica e giusta. Il perseguire la possibilità di un governo del progresso, è cosa logica e giusta. Il voler mettere a terra politiche che privilegino la tolleranza, l’inclusione, una più equa distribuzione della ricchezza è cosa logica e giusta. Pensare come poter avere il potere di finanziare progetti che facilitino l’indipendenza del mio Giulio e di tanti altri bambini disabili, è cosa logica e giusta. Non è cosa logica e giusta rinunciare a poter attuare tutto ciò per potere invece contemplare il proprio ombelico. In questo caso il mio voto non ci sarebbe.
Per questo io, Giulio, i deboli, i fragili, gli ultimi siamo con Conte. Il sogno è quello di vederlo ancora in quel salone, firmando quelle carte.