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Nulla di nuovo sotto il sole

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(Dott. Paolo Caruso) – Nulla di nuovo sotto il sole rovente di questo luglio palermitano a trentadue anni da quel 19 luglio 1992 giorno della strage di via D’Amelio, strage che verrà anche ricordata come il più grande depistaggio della storia della Repubblica. L’unica novità assurta agli onori della cronaca è rappresentata dal fatto che i figli di Borsellino hanno citato Palazzo Chigi e il Viminale per il depistaggio di quattro poliziotti rinviati a giudizio dalla procura di Caltanissetta, costituendosi parte civile come richiesto anche dai legali del fratello del Magistrato ucciso. Si scagliano infatti contro la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministro dell’Interno ritenendoli responsabili civili per il depistaggio delle indagini e puntano il dito contro lo Stato per il fallimento dopo trentadue anni di dare un volto, un nome ai responsabili, e incapace di portare alla luce le contiguità e le ambiguità degli apparati e dei servizi deviati. Una verità scomoda quella della strage Borsellino che resta coperta da una fitta coltre di interrogativi. Sono trascorsi tanti anni ma ancora è vivo tra la gente il ricordo di quell’efferato attentato in cui perirono per mano mafiosa e per opera dei servizi deviati dello stato il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta. L’esplosione di una automobile carica di tritolo dinanzi l’abitazione della madre del magistrato squarciò il silenzio di una caldo pomeriggio d’estate e fece ripiombare Palermo due mesi dopo la strage di Capaci nella Beirut degli anni ‘8o. Purtroppo, ancora oggi, dopo ripetuti processi che hanno lambito le cosche mafiose, non si è riusciti ad abbattere quel muro omertoso di complicità e connivenze, e a fare emergere la verità. Restano così nel buio della storia d’Italia i veri mandanti (politica, servizi segreti deviati, massoneria). A trentadue anni dalle stragi poco è cambiato, infatti il mondo della politica e di certa imprenditoria continua a strizzare l’occhio a personaggi impresentabili, condannati in via definitiva per mafia e ora pure riabilitati, sostenendoli, intrattenendo relazioni e interessate alleanze di potere.Tutto ciò è la dimostrazione tangibile che in Sicilia e nel resto del Paese certi “personaggi” non hanno mai perso potere e consenso, riuscendo a giocare ancora un ruolo preminente nel panorama politico – finanziario nazionale. La “normalizzazione” già avviata dalla schiforma Cartabia ha trovato seguito nell’operare dell’attuale Ministro della giustizia Nordio, il quale dopo l’abolizione del reato di Abuso d’Ufficio e la volontà espressa a voler “rimodulare” il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, si avvia speditamente al ridimensionamento delle intercettazioni telefoniche, ambientali, direzionali, telematiche e del trojan, strumenti fondamentali soprattutto per le indagini di mafia e corruzione voluti fermamente da Falcone e Borsellino. Questo governo meloniano, che si appresta a partecipare alle solite manifestazioni commemorative a ricordo di un grande Magistrato, ha da tempo abdicato ai principi ideali e ai valori che hanno da sempre contraddistinto la destra sociale, una destra illuminata, in cui l’Uomo Borsellino, integerrimo servitore dello Stato, si ritrovava. Il pensiero espresso in più occasioni da Paolo Borsellino per cui ” I partiti non devono soltanto essere onesti ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti anche se non costituenti reati” viene oggi dileggiato dai fatti, e di sicuro non trova seguito nei comportamenti dei partiti di governo (caso Santanchè, vicenda Delmastro ecc.). Una Meloni che pavoneggiandosi di fare politica ispirandosi a Paolo Borsellino ammaina la bandiera della fermezza e della legalità in cambio del Premierato. Fiumi di parole dei soliti soloni della politica e di certo giornalismo prezzolato inonderanno gli schermi televisivi e la carta stampata, e con l’enfasi che li contraddistingue rispolveranno l’impegno totale del governo nella lotta alla mafia. Anche quest’anno per l’anniversario della strage di via D’Amelio non ci saranno, come succede per il 23 maggio, parate e occasioni di passerelle per parecchi personaggi istituzionali che, dopo avere ostentato la deposizione di corone d’alloro, torneranno a fare opera demolitiva delle leggi volute da Falcone e Borsellino. Ancora una volta però i cittadini, poco proclivi ai rituali del momento e più realisti del “Re” si chiederanno legittimamente se sia valsa la pena e a cosa sia servito il prezzo pagato da questo Eroe dei nostri tempi.


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