
(Giuseppe Di Maio) – Ci faranno ancora votare. Ci chiameranno per discutere sull’identità, per decidere che cos’è il M5S. E questa cosa che si annuncia come la resa dei conti sarà l’ennesima rifondazione del guazzabuglio senza capo né coda della creatura grillina. Quando non si parla più a quattrocchi, ma per lettera, si chiama a testimone l’inconsapevole creatura dello scontro di potere al vertice. L’una voce blatera ancora d’identità ecologica e digitale, qualcosa che assomiglia a un orto gestito dal PC, l’altra parla timidamente di disuguaglianza sociale, ma non è capace di denunciarne la ragione. Insomma, una predica ancora il destino di un movimento post-ideologico, l’altra vuole assolutamente dargli un’ideologia, pur se questa è tanto somigliante a un elenco di promesse mancate del miglior centrosinistra.
Il M5S ha preso una sonora batosta nelle scorse europee, gli elettori che tentennavano a cavalcioni tra il Pd, AVS e il Movimento hanno scelto i primi due, il resto, la stragrande maggioranza, non ha votato. Ma ce ne sono stati tanti attratti dalla destra, da quei messaggi parimpari di cui sono fatte le balle dei politici reazionari. Ora, restare al centro di una polarizzazione, al Movimento non fa niente bene, soprattutto, poi, se si pensa che la polarizzazione non è solo un espediente elettorale, ma la realtà della nostra società, divisa in destra e sinistra, in furbi e onesti, in ladri e guardie, etc. Lasciare dunque ad altri il mestiere dell’antemuro al malaffare della destra è da stupidi, è una politica senza futuro. Perciò è meglio ricordare a Grillo da ora e per sempre che la destra ha ormai sdoganato i suoi capi e non è più senza leader. Non è più il tempo di rubarle gli elettori con messaggi di onestà neutrale, bisogna prendere parte ai meccanismi di lotta di classe e darsi un obiettivo chiaro e spendibile.
E io, caro Giuseppe, non vedo grandi miglioramenti nella creazione dei Gruppi Territoriali – ancor più di prima cellule afflitte dalla lotta politica senza obiettivi condivisi, per di più emanazione di vertici di nominati anziché organizzazioni spontanee e anarchiche. Io vedo il vero cambiamento nell’ambizione originaria del Movimento, nel progetto di sostituire la classe dirigente della sinistra, dei lavoratori, una classe cha ha tradito la missione di proteggere il lavoro e le giustizie che ne conseguono. La costituente dev’essere un attacco frontale a quel pentolone di conservatori del PD e dei suoi cespugli fuoriusciti, dev’essere un annuncio sonante a tutti i suoi elettori che credono di avere ancora un animo radicale. Naturalmente le partitelle alla volemose bene sono di cattivo gusto, le foto sui palchi devono finire, come è meglio disertare le manifestazioni infestate da ladri di consensi. Poiché è meglio che si sappia (che la gente sofferente sappia) quanto, soprattutto nella politica degli onesti, non ci sono avversari stemperati nel “gioco” democratico, ma nemici della guerra di classe.