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Nella storia della nostra Patria

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(di Michele Serra – repubblica.it) – Anche per ragioni anagrafiche, nessuno è così stupido, o così fazioso, da imputare a Giorgia Meloni qualsivoglia responsabilità, politica o morale, nella lunga stagione dello stragismo nero (che, va ricordato, scrisse alla stazione di Bologna solo la sua pagina più orrenda. Altri treni saltarono, altre bombe esplosero, a partire da Piazza Fontana).

Si tratta solo di fare memoria, anche a Meloni, specie ora che è capo del governo, che l’eversione nera, come risulta da montagne di carte giudiziarie, testimonianze, cronache, ricostruzioni successive, ebbe legami costanti, oltre che con settori dello Stato che agirono da anti-Stato, anche con uomini del Movimento Sociale Italiano, la cui fiamma ancora brilla nel simbolo di Fratelli d’Italia.

I comunisti furono, fin dal primo momento, nemici attivi del terrorismo rosso e difensori dell’ordine repubblicano. I missini no. Non ebbero un ruolo analogo di fronte al terrorismo nero. E se non lo ebbero, è per la banale ragione che l’ordine repubblicano non era il loro. La Costituzione non era (non è?) la loro. Una componente eversiva, antidemocratica e anticostituzionale, era nel Dna di quel partito.

Mi scuso per la schematicità da “bigino” di queste poche righe, ma come è possibile che ancora si debba discutere della matrice fascista delle stragi? Non è solamente verità giudiziaria (faticosamente scritta perché tenacemente boicottata dai depistaggi), è memoria collettiva.

Fa parte della sanguinosa vicenda della nostra Patria, per usare una parola cara alla premier. Si capisce che questa storia possa essere scomoda e dolorosa, ma questa è. Ognuno ha il suo album di famiglia. Aprirlo è meglio che sotterrarlo.


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