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Post ideologia, malattia infantile del M5S

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(Giuseppe Di Maio) – Non c’è parola più abusata di “ideologia”, e da quest’abuso nascono insopportabili menzogne. La parola nacque in Francia successiva al lavoro degli enciclopedisti, ed ebbe fortuna durante il periodo napoleonico. Da allora, passata per le analisi di Hegel e di Marx, ha assunto un significato variabile: da quello di scienza a quello di utopia, dal valore negativo e generico di religione a quello irridente di mitologia. Ma tra tante, l’accezione più diffusa e più nobile è quella di idealità. Ed è contro quest’ultimo significato che empiristi, materialisti, pragmatici, e nuove risme del pensiero concreto e conservatore combattono le loro guerre. Qualche giorno addietro Di Battista in un suo commento ha ricordato una frase di Casaleggio senior: “Le idee dovrebbero essere logiche e non ideologiche.” E noi siamo d’accordo, poiché, se per queste idee alla fine bisognerà combattere, vorremmo evitare com’è per il secondo caso che sia una guerra di religione. Tuttavia mi domando: “Si è mai analizzato fino in fondo il sorgere di un’idealità, si sono mai capiti i motivi storici di un’ideologia?”

Prendiamo ad esempio il progresso umano nella comprensione della struttura sociale. Nell’età moderna si è cominciato a mettere in discussione l’origine divina dell’autorità e del potere, e più tardi, attraverso varie fasi e percorsi logici, si è capito che la stratificazione sociale era determinata dai rapporti economici, principalmente di produzione. Difatti, è semplice e immediato accorgersi di un’evidenza come la penuria di beni materiali; è invece un’opinione appena più complessa quella di una società divisa inevitabilmente tra individui poveri e ricchi; ma capire che la povertà endemica è causata proprio dalla ricchezza dei potenti è un concetto del tutto superiore. A questo punto che male c’è ad immaginare una società dove le differenze sociali siano attenuate fino a scomparire, dove i diritti siano egualmente assegnati, e garantiti a ognuno i livelli minimi di dignità economica? Ecco, questa è un’ideologia. E giacché non è facile contestare tutti i passaggi logici che hanno causato la comprensione della struttura sociale, allora si disprezza il sogno che concepisce un mondo senza contraddizioni. Insomma, gli artefici della disuguaglianza, non potendo attaccare le evidenze logiche che li smascherano, deridono e combattono i sogni di chi li vorrebbe estinti.

Il fatto è che non solo i fautori della disuguaglianza, ma anche i combattenti dell’equità cadono nella trappola ordita dai mistificatori. Poiché, con la loro avversione alle ideologie, vorrebbero rendere automatiche e serene le conquiste della logica privandole della naturale virulenza che le battaglie sociali hanno sempre avuto. Il Movimento 5 stelle delle origini, trincerato dietro le battaglie di “acqua, ambiente, mobilità sostenibile, sviluppo e connettività,” pensava di rendere neutra la guerra sociale che si andava a combattere. Ma col tempo, diventando adulto, ha capito che gli obiettivi indicati nelle stelle si potevano raggiungere solo mettendo mano alla struttura sociale e agli interessi privati, cioè scegliendo una parte, abbracciando un’ideologia.


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