
(di Fabrizio D’Esposito – ilfattoquotidiano.it) – È chiamata spugna ma in realtà si tratta di due dischi di sughero sovrapposti. Su quello superiore sono conficcati degli spilli, che sporgono di pochi millimetri. Gli spilli sono trentatré, come gli anni di Cristo. Ai lati del disco inferiore, poi, viene fissata una striscia di pelle o di cuoio che consente al battente di impugnare la spugna.
I battenti sono incappucciati, di bianco, e nell’altra mano stringono un piccolo crocifisso e un santino della Madonna Assunta (che si festeggia il giorno di Ferragosto). La spugna viene battuta sul petto a colpi cadenzati e gli incappucciati sono seguiti da “assistenti” che bagnano con vino bianco le lacerazioni, sia per disinfettare sia per evitare che il sangue coaguli. Iniziano stamattina a Guardia Sanframondi, nel Beneventano, i Riti settennali di penitenza, che l’antropologo Marino Niola ha definito “il più grande e ultimo rito di penitenza in Occidente”.
In questo caso, penitenza vuol dire sangue, il centro della processione generale che si terrà domenica 25 agosto, a conclusione della lunga settimana di cortei. Come ha scritto un altro grande studioso, Luigi Lombardi Satriani (1936-2022), “nessuna memoria è più salda che la memoria di sangue”. Ché i riti di Guardia – paesino medievale del Sannio e costruito attorno a un castello nella valle Telesina – assommano una complessità di significati che nei decenni ha generato decine di libri, tesi di laurea, reportage, saggi su riviste, convegni. L’ultimo libro è I Riti Settennali di Guardia Sanframondi – Una guida, a cura di padre Fausto Carlesimo e don Nicola Pigna. La cadenza settennale risale al Novecento (il numero sette è ispirato dalla Bibbia) e l’intero paese, circa seimila persone tra residenti ed emigranti che tornano, viene coinvolto, diventando teatro di una grandiosa rappresentazione.
Insomma: il sangue come espiazione, memoria e rigenerazione, tra vita e morte. Poi: l’elemento identitario e comunitario, che deve reggere l’urto massiccio, per la processione generale del 25 agosto, di 150mila spettatori forestieri senza contare giornalisti e troupe tv; la venerazione per la Madonna Assunta, cui sono dedicati i riti; il racconto biblico e in particolare quello della passione e della morte di Gesù; il carattere magico-rurale e propiziatorio delle processioni: la prima di cui si ha notizia è del 1620, quando ci fu una carestia nel Vicereame di Napoli. I riti, dunque, cominciano stamattina alle otto con la processione di penitenza che parte dalla chiesa di san Rocco nel rione Croce. I rioni sono quattro: Croce, Portella, Piazza e Fontana. E ciascuno, da qui a venerdì, farà due processioni, una di penitenza e l’altra di comunione. I cortei sono composti dai Misteri (scene bibliche e di fede), dai flagellanti, che si percuotono le spalle con una “disciplina”, una catena di ferro con lamine di metallo, e dai cori femminili.
I battenti, quasi mille, entreranno in scena domenica 25 agosto: si raduneranno di mattina presto nel santuario dell’Assunta. Si vestiranno nella chiesa intitolata anche a san Filippo Neri, patrono di Guardia, e quando nella processione comparirà il Mistero di San Girolamo penitente si alzerà una voce in un silenzio incredibile, acme dell’attesa: “Con fede e coraggio, fratelli, in nome dell’Assunta battetevi”.