
(Dott. Paolo Caruso) – Al convegno dell’ANM, Associazione Nazionale Magistrati, tenutosi nei giorni scorsi a Palermo con la partecipazione del Ministro alla Giustizia Nordio, sono stati trattati i gravi problemi che affliggono il mondo giudiziario, dagli organici sempre più carenti alla lentezza dei processi, dalle male leggi ereditate dai governi Berlusconi e Draghi alla Schiforma Cartabia che ha provocato un ulteriore sconquasso nella Giustizia italiana. Una riforma quest’ultima che messi da parte i punti cardini della riforma Bonafede, la cosiddetta spazzacorrotti, la prescrizione, il reato di Abuso d’Ufficio ha dato corso grazie a Nordio a una nuova stagione giudiziaria con spinte perverse, pericolose e estremamente garantiste, almeno per i corrotti di Stato. Infatti l’ex Procuratore di Venezia, attuale Ministro, si sta rivelando un uomo fazioso, subalterno ai poteri forti e alle lobby. Dietro il solito garantismo di facciata si nasconde un progetto più subdolo che tende a destabilizzare il sistema giudiziario italiano già compromesso dalla “schiforma” Cartabia. Grazie al governo del “fare” oggi ci si avvia a quel progetto di riforma che fu tanto caro alla P2 e al Caimano di Arcore che nel corso della sua trentennale gestione politica non riuscì a sviluppare pienamente, neppure con la collaborazione ambigua di certa “Sinistra”. Una ulteriore “schiforma”, quella di Nordio, che contrariamente al suo dire, è già in dirittura d’arrivo spaziando dalla Separazione delle Carriere con la sottomissione totale del PM al potere politico alle limitazioni dell’utilizzo delle intercettazioni telefoniche, ambientali, direzionali, telematiche fino allo Stop al Trojan, dal ridimensionamento dei sequestri all’abolizione del reato di Abuso d’Ufficio, reato definito “evanescente”. In un momento in cui si scopre il vaso di Pandora con i diversi episodi corruttivi che attraversano tutto lo “Stivale”, e che in queste ore interessano particolarmente la Regione Liguria con l’arresto del Presidente Toti e di noti imprenditori del malaffare, si va così all’assalto della carovana “Giustizia”, portando in CdM gli anticorpi riformatori per neutralizzare l’azione dei Magistrati. Si darà così la possibilità ai soliti “ladri di Stato” di farla franca continuando ad agire in maniera subdola a spese della comunità, mantenendo i loro colletti sempre più bianchi. Con il governo Meloni tutto viene messo in discussione, qualsiasi argine volto a contrastare la corruzione, le collusioni e le contiguità mafiose di politici, amministratori infedeli, imprenditori insospettabili, è reso più fragile. I corrotti dovranno essere informati del fermo nei 5 giorni che precedono l’arresto, un suggerimento alla fuga. Gli organi d’informazione non potranno afferire agli atti processuali e dare notizia di fatti criminogeni di corruzione con i relativi autori. Un vero e proprio bavaglio di Stato in un Paese avviato inesorabilmente verso una “democratura” meloniana. Una pura follia istituzionale che trova pesanti critiche nell’Associazione Nazionale Magistrati e trasversalmente in molti parlamentari. Criticare le parole delegittimanti del ministro Nordio per gli addetti ai lavori è un dovere oltre che un diritto in quanto per la magistratura si tratta di un ritorno al passato con un indebolimento della lotta alla corruzione in un sistema permeabile alle infiltrazioni mafiose e con un potere giudiziario ingabbiato e non più libero di contrastare il fenomeno. Con questo governo di destra si assiste all’apoteosi del neoliberismo, del lasciar fare chi vuole fare, senza disturbare il manovratore, mortificando e indebolendo i poteri di controllo. Ora che i miliardi del Pnnr aumentano gli appetiti dei poteri criminali pronti ad approfittare del momento favorevole sembra che lo Stato voglia abbassare il livello di vigilanza. I segnali che arrivano dal governo ci sono tutti e già poco incoraggianti.