
(Tommaso Merlo) – Si sa, 6 israeliani valgono almeno 6000 palestinesi. Gli ostaggi israeliani recuperati hanno un nome, una foto, prime pagine, funerali solenni e presidenti che chiamano le famiglie per consolarle. Questo mentre a Gaza si riempiono le fosse comuni con le ruspe e migliaia di corpi sono da mesi sotto le macerie mangiati dai topi. Santificazione dei propri martiri, deumanizzazione del nemico. La guerra non è solo disumana, è anche intellettualmente disonesta. Chi sia il responsabile della morte di quei 6 ostaggi di lusso, lo dicono gli stessi israeliani e cioè il loro premier Netanyahu che da mesi li prende per i fondelli facendo saltare ogni trattativa sul cessato il fuoco. Gli hanno anche rinfacciato il bluff di dare sempre la colpa ad Hamas. Ieri sera ennesima mega manifestazione in più città israeliane, oggi un raro sciopero generale. Israele è nel caos. Ai tre fronti esterni, si aggiunge quello interno che come insegna la storia potrebbe essere quello decisivo e far rotolare la testa di Netanyahu o “mister morte” come lo apostrofa il suo popolo. A sud Gaza resiste incredibilmente combattendo da undici mesi, a nord Hezbollah continua a devastare la Galilea mentre ad est la Cisgiordania si sta mobilitando con scontri ormai giornalieri a seguito della recente invasione. Il tutto mentre si attende la reazione iraniana. Caos al fronte, caos nei palazzi coi gerarchi che si prendono a twittate in faccia. Il Ministro della Difesa vuole mettere la vita degli ostaggi prima del Corridoio Filadelfia, ma questo per Netanyahu e i suoi ministri-coloni significherebbe inaccettabile resa. Non gliene frega nulla della vita altrui, hanno fettone di ideologia sionista sugli occhi e non vogliono perdere questa storica occasione per sbarazzarsi degli ultimi brandelli di Palestina. Se Netanyahu cede rischia di saltare il suo governo e con esso i suoi sogni di gloria ed impunità. Ormai volano gli stracci, coi parenti degli ostaggi imbufaliti a guidare la rivolta in una società mai così divisa ed impoverita anche moralmente. Alcuni ostaggi recuperati sono anche cittadini statunitensi e così perfino Biden e Kamala hanno preso la cornetta costernati. Per la sorte altrui ma anche per quella del proprio fondoschiena. Sta grana non ci voleva proprio sotto elezioni. Sono usciti i sondaggi dopo la convention democratica, tutti si aspettavano il tradizionale balzo ed invece calma piatta. Il genocidio non va giù e Kamala va di traverso. A Washington hanno un dannato bisogno del cessate il fuoco affinché l’establishment riesca a vincere serenamente le elezioni e restare comodamente impoltronato. E si sa, non c’è come mettere a rischio il fondoschiena dei politicanti per farli smuovere. Pare infatti che i badanti di Biden stiano preparando l’ennesima bozza risolutiva. Il nodo è il Corridoio Filadelfia che nemmeno l’Egitto accetta sia sotto controllo israeliano e che per Gaza vorrebbe dire assedio totale e anni di persecuzione. Se i badanti di Biden la smettessero di fare copia e incolla coi deliri di Netanyahu e vincolassero l’accordo all’invio di soldi e di armi, la storia girerebbe pagina in un baleno. In undici mesi di genocidio non ci hanno mai nemmeno pensato ha detto Kamala, ma adesso che è a rischio il suo fondoschiena potrebbero farci un pensierino. Vedremo, nel frattempo Israele è nel caos e davanti ad un bivio storico. O segue Netanyahu ed i suoi ministri-coloni verso l’autodistruzione, oppure prova a salvare il salvabile optando per un governo più moderato. Perché è questo il cuore del problema, il fanatismo. A prescindere da ogni schieramento. Gli estremisti non ascoltano, non ragionano, non mediano ma cercano sempre di imporre la propria volontà anche ricorrendo alla violenza. Se poi sono pure ideologicamente invasati, campa cavallo. Vivono in un odioso mondo propagandistico tutto loro. Estremisti che ne attraggono sempre di opposti con cui vanno a nozze. È la storia mediorientale di questi anni, è l’apoteosi di questi mesi. Israele è impegnata su tre fronti e l’intera regione è pronta a detonare, ma è il fronte interno che potrebbe risultare decisivo coi cittadini israeliani che fanno rotolare la testa di “mister morte” e girano pagina. Israele non è mai stato così debole, isolato ed odiato, una svolta moderata potrebbe essere l’ultima salvezza.