
(ilfattoquotidiano.it) – Sono passati più di 15 anni dal celebre teorema Veltroni, quello per cui l’allora leader del Pd credette di poter vincere le elezioni smettendo di nominare continuamente Berlusconi. La teoria storpiava un celebre saggio di George Lakoff, che però oggi avrebbe un bel daffare studiando un caso del tutto inedito: Elly Schlein ha smesso di nominare i suoi alleati. Il metodo sembra far parte di una strategia più ampia per cui la leader del Pd ha rimosso da libri, interviste e dichiarazioni qualsiasi riferimento ad argomenti delicati o divisivi. Il Fatto ha dato conto delle recenti supercazzole sulla possibilità che l’Ucraina usi armi Nato in Russia. Allo stesso modo, domenica alla Festa dell’Unità la segretaria ha eluso ogni riferimento a Matteo Renzi, nonostante in giornata Giuseppe Conte fosse stato chiarissimo alla Festa del Fatto: o noi o lui. Niente. Nulla smuove Schlein, che è tornata a ripetere il ritornello: “Non parliamo di nomi, bisogna partire dai temi”. Eppure, nel libro appena pubblicato, Schlein racconta anche di come si allontanò dal Pd proprio a causa dei disastri renziani. Ma neanche questa è la volta buona per prendere una posizione chiara: Elly Schlein si fida di Renzi? Farà con lui i banchetti per chiedere l’abrogazione del Jobs Act? Scriverà con lui una legge per annullare il bavaglio ai giornalisti? Andranno insieme al prossimo evento a Riad? Si attendono risposte.