
(Di Marco Franchi – ilfattoquotidiano.it) – Un mini appalto da 41 mila euro assegnato alla società dei fratelli del governatore. E così il punto ristoro allestito nella biblioteca del Consiglio regionale Puglia è diventato motivo di imbarazzo per il presidente della Regione, Michele Emiliano. La vicenda viene raccontata nelle pagine baresi del Corriere del Mezzogiorno. E pare aver irritato non poco il governatore che – assicurano dal suo entourage – era completamente all’oscuro. Ecco i fatti. Il 28 agosto scorso il Consiglio regionale pugliese liquida alla Emiliano Srl – guidata da Alessandro e Simonetta, fratello e sorella del presidente – la somma di 41.016,88 euro per la fornitura di tavolini, divani, sedie ed elettrodomestici come un frigorifero e un microonde. La società, che Michele Emiliano non gestisce in alcun modo, ha ottenuto l’affidamento grazie a una procedura negoziata. È stata selezionata nell’ambito di una procedura dirigenziale condotta con le società presenti nel portale elettronico. “Il soggetto, Emiliano srl – si legge nella determina – ha elaborato la propria migliore offerta, pari ad un ribasso in percentuale del 1%, da applicare all’importo totale della prestazione da espletare, non considerando soggetti a ribasso il costo della manodopera ed i costi della sicurezza”. Gli arredi selezionati dalla ditta Emiliano, come scrive il Corriere del Mezzogiorno, sono già stati collocati nel mese di luglio: sia al punto ristoro del Consiglio regionale, al secondo piano, sia in biblioteca al piano terra.
Contattato ieri dal Fatto, l’entourage di Emiliano assicura che il governatore era completamente all’oscuro della vicenda. Da un ulteriore approfondimento, inoltre, pare che la procedura sia assolutamente legale: la Emiliano srl aveva i requisiti per partecipare al bando e il conflitto d’interesse non c’è perché il Consiglio regionale e la Giunta regionale sono due enti diversi e staccati. Anzi: spieganto fonti della Regione Puglia che se il governatore, qualora informato, fosse intervenuto per bloccare l’affidamento avrebbe commesso un reato o comunque la società di famiglia avrebbe potuto fare ricorso. “Dalle verifiche fatte con gli uffici del Consiglio regionale e con l’ufficio anti corruzione della Regione Puglia, abbiamo riscontrato che per tale appalto non sussistono profili di illegittimità”, spiegano ancora dalla Regione. “I fratelli avrebbero dovuto rinunciare per non mettere in difficoltà il presidente”, aggiunge Antonella Laricchia, consigliera regionale d’opposizione ed ex M5S.