
(Giuseppe Di Maio) – Le consultazioni che si sono aperte nel Movimento sono una cosa necessaria e, sebbene ventilate già da tempo, sono state decise dopo la mazzata delle elezioni europee. La valanga di critiche che si abbatté allora e da ogni parte su Conte, in specie dalla parte di colui che si è autonominato Garante, che lo tratta come un presidente a progetto (dal gioco delle carte, “padrone a se sai fare”), ha fissato inderogabilmente la data. “Ha preso più voti Berlusconi da morto che lui da vivo”, così gli disse Grillo dopo la disfatta del 10%. E ha continuato: “Io sono indispensabile per il M5S”.
Ecco, questa storia deve finire, non si possono derubricare questi interventi a battute di un comico: i comici non fanno i garanti a nessuno. Ciò che si deve decidere, e lo deve fare l’Assemblea, è la natura del Movimento, lo deve decidere a chiare lettere, senza “anime”, senza “quelli della prima ora”, senza “ritorni alle origini”. Insomma, si scontreranno nel dibattito, e questo Conte lo sa, due anime. Una che lancia messaggi alle teste, e una alle pance. Grillo ha scelto queste ultime, con ciò credendo che gli schiamazzi possano far muovere le terga agli italiani; Conte ha scelto le prime. Il Movimento, da partito ondivago che arraffa elettori di destra e sinistra, potrebbe diventare un progetto organico alla sinistra anzi, udite udite: potrebbe ambire ad essere la sinistra. Naturalmente le opposizioni sono tante e persino blasonate, cioè sono quelle di portavoce che non hanno demeritato durante il loro mandato. Prima fra tutte, Virginia Raggi. Ella dice, da avvocato, che Beppe deve far valere la sua figura di garanzia e impugnare il trasferimento in corso del potere costituente all’Assemblea. Mi domando come l’ex sindaca sia sopravvissuta nell’agone romano con questo modo semplicistico di leggere le regole. “Il Garante ha il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme del presente Statuto”, così dice il comma 2) alla lettera a) dell’art. 12 della regola a 5 stelle. E sembra quasi che non ce ne sia più per nessuno. Ma non c’è un solo potere che sia esercitabile dal Garante in modo esplicitamente autonomo e definitivo, senza passare anche per l’approvazione dell’Assemblea. E l’Assemblea non è con lui.
L’altra è Roberta Lombardi, nota alle cronache per la faccia tosta nel primo streaming nelle consultazioni governative del 2013, e per i litigi con la più popolare Paola Taverna. Lei ha ritenuto opportuno ricordare che il Movimento può anche essere arrivato al capolinea giacché è biodegradabile, così come voleva il suo fondatore, il vate, l’elevato, il creatore di “parole guerriere”, di minchiate che spesso hanno fatto danni, come “l’uno vale uno” che tutti citano e ancora nessuno ha capito. Beh, se è il momento di biodegradare il Movimento, vuol dire che ha già fatto il suo dovere nella società e nella politica italiane. Ma così non è.
Ebbene, da questi due esempi capiamo che sarà questo il M5S che ci accingiamo a perdere, ed intuiamo invece perché abbiamo avuto tanti problemi finora. Basta cazzate, basta parole in libertà. E spero vivamente che da queste consultazioni venga fuori l’ultimo Statuto, quello che non abbisogna di essere aggiornato, quello che non lascia dubbi all’interpretazione.