post – Pochi like, pure dai veterani: “Una volta non avrebbe neanche dovuto scrivere”

(ilfattoquotidiano.it) – La misura di una distanza la può dare anche una porta, chiusa. Quella di una stanza all’ingresso della sede dei Cinque Stelle in via di Campo Marzio, a pochi metri dalla Camera. Sarebbe la stanza riservata a Beppe Grillo (o ai suoi strettissimi collaboratori), con tanto di balconcino. “Ma non la aprono quasi mai” giura un big. Perché Grillo quasi mai si vede, dentro gli ampi uffici voluti da Giuseppe Conte.
Un cambio di paradigma, per il Movimento che nel primo non Statuto le sedi le vietava. Tanti anni dopo, il fondatore e l’avvocato se le danno di santa ragione. E le forze in campo non sono esattamente pari. Lo descrive la conta a spanne degli eletti, in grandissima parte con l’ex premier. Lo conferma il termometro del web, il brodo primordiale da cui i 5Stelle hanno preso forma, un tempo dominio del fondatore Grillo. Ma il tempo sbiadisce quasi tutto. Così ieri il garante ha provato a scherzare (o addirittura a stemperare?) con apposito post: “Consigli per il nuovo simbolo”. In grafica, il simbolo del M5S, con l’emblema della posta elettronica certificata ripetuto cinque volte al posto delle Cinque Stelle, e scritta in tono: Movimento5Pec.it. Sarebbe anche una prova di autoironia, visto il suo scambio di lettere formali con Conte. Però nei commenti sotto il post non piovono risate, ma attacchi. “Io avrei messo cinque Draghi o cinque Cingolani”; “Ti consiglio di andartene con Di Maio”; “Perché tutto questo, caro Beppe?”. Fino al ferale: “Non fai più ridere”. Pochine le voci a favore, spesso a sostegno del totem dei due mandati. A margine, un veterano del Movimento: “Ormai Beppe non sente quasi più nessuno di noi. Spero si fermi prima dell’irreparabile, gli dobbiamo tutti molto. Ma deve capire che i vecchi fasti non torneranno, un tempo non avrebbe dovuto scrivere per farsi ascoltare”. Mentre un altro big sussurra: “Beppe rimprovera a Giuseppe di sfruttare il suo consenso per stravolgere tutto. E avrebbe voluto che a questo punto rimettesse almeno in gioco il suo mandato di presidente”. Invece da statuto l’ex premier rimarrà in carica per un altro anno, pronto a correre per un secondo mandato consecutivo di quattro anni. Anche se Conte lo precisa spesso: “Nella costituente può essere rimesso in discussione tutto, anche il mio ruolo”. O magari quello del garante, se dovessero arrivare proposte ad hoc. Sarebbe il morso definitivo alla gola di Grillo, ad oggi garante senza scadenza: ipotesi da non escludere, in tempi di guerra.
La partita formale per il vertice però dovrebbe giocarsi più in là, se il M5S resisterà allo scontro tra i suoi pesi massimi. E c’è già chi auspica il cristallizzarsi di una corrente di minoranza dopo l’assemblea, con Virginia Raggi e altri grillini doc (Danilo Toninelli?), nel Movimento dove pure le correnti sono eresia, pure per Conte (“Anche per questo Giuseppe non ha voluto un congresso” sorride un contiano). Ma queste sono ipotesi. La realtà a 5Stelle ora racconta di rancori divenuti incendi. E del tempo che passa, impietoso.
@lucadecarolis