
(di Michele Serra – repubblica.it) – Chi si rivede! La castrazione chimica. Fu un vero e proprio pallino del Calderoli, che la invocava ogni cinque minuti. Di qualunque argomento parlasse, a un bel momento, come un’interpunzione, proponeva la castrazione chimica. Poi sembrò dimenticata in un cassetto, insieme ad altre cianfrusaglie del leghismo da saloon, come il cappio, le pistole e gli schioppi di vario calibro esibiti sui social da sindaci amanti delle detonazioni. Ora è stata aggiunta all’ultimo momento, tipo i capperi sul vitel tonnè, nel decreto sicurezza, per il giubilo del Salvini che saluta il primo raggio di sole di una Nuova Era. In attesa di veder rivalutare la palla al piede per i galeotti e le orecchie d’asino per gli studenti svogliati, si deve prendere atto che la Lega, fino dai suoi albori, ha un ruolo sociale non indifferente: è una specie di sfiato degli umori più neri e delle pulsioni più sbrigative che covano nel profondo del corpo sociale. Se c’è un’opinione liquidatoria e sprezzante da buttare sul tavolo della politica, facendo piazza pulita delle scoccianti litanie dei politicamente corretti, è quasi sempre un leghista a lanciarla. Ai milioni di parole spese, lungo i secoli, nella Polis, grazie ai leghisti subentrano quattro frasi spicce appena dette o sentite al pub. Si risparmia un mucchio di tempo.Non era possibile altro approdo per il Vannacci, che perfino tra i fascisti europei viene ritenuto imbarazzante e se va avanti così non sarà nemmeno invitato ad Atreju (che con quel nome dev’essere uno straniero). Comunque, visto il clima, poteva andare peggio. La castrazione chimica potrebbe anche essere una scelta moderata, per evitare che prenda piede l’ipotesi della castrazione non chimica.