Il leader M5S: lui voleva distruggerci, Schlein gli ha restituito centralità

(di Monica Guerzoni – corriere.it) – Giuseppe Conte, siamo al divorzio tra M5S e Pd?
«È evidente che col Pd un problema c’è».
Un problema che si chiama Matteo Renzi?
«Se vogliamo costruire un progetto unitario serio, bisogna anche assumere un atteggiamento costruttivo e di rispetto verso gli alleati».
Elly Schlein le ha mancato di rispetto?
«Schlein ha di fatto restituito centralità politica a Renzi, che è un fattore divisivo e ha sempre voluto distruggere il M5S. E questo, senza neppure prendersi la briga di avvertirmi e avere un serio confronto politico con me e gli altri alleati. Così il campo giusto si sfalda e si indebolisce e lo affermo garantendo la nostra autentica vocazione unitaria e la nostra determinazione nell’obiettivo di dare al Paese un’alternativa realmente competitiva a Meloni. Per la mia comunità è una ferita che rischia di allargarsi sempre più».
Vi siete sentiti lei e Schlein per l’alleanza in Liguria?
«Sì, ci siamo sentiti. Ho ribadito a lei e a Orlando le nostre richieste. Il problema è che l’ambigua formula di Schlein del “no veti” ha consentito a Renzi di avere uno spazio nel campo progressista, appena dopo aver negoziato le nomine sulle partecipate con Meloni e votato con questa maggioranza in tanti significativi passaggi parlamentari».
Il popolo del centrosinistra ha sempre chiesto unità. Lei invece pensa che senza Renzi sareste più forti?
«Non è solo la mia comunità, che non accetterebbe mai questo abbraccio mortale. Gli stessi elettori del Pd, alla Festa dell’Unità e quando mi fermano per strada, mi chiedono di tenere fuori Renzi per non inquinare il progetto politico che stiamo costruendo».
E cosa le direbbero questi dem?
«Che non possiamo farci abbindolare da una tigre di carta. Non solo è un grave errore politico che ci toglierebbe consenso, ma in caso di vittoria sarebbe una mina interna pronta a fare implodere il governo e a tenerlo costantemente sotto ricatto. Se questo diventerà lo schema di tutto il Pd, anche se persone come Bettini ne avvertono tutti i pericoli, noi non ci saremo».
Lo ammetta, ha un problema personale con Renzi?
«No, sarebbe molto più semplice. È una questione di credibilità e affidabilità dei compagni di viaggio. Noi contrastiamo non solo il merito, ma anche il metodo di far politica di Renzi. È inaccettabile prendere soldi dal popolo italiano e da governi stranieri ed è altrettanto inaccettabile garantirsi posti nelle istituzioni italiane per fare affari in giro per il mondo».
Esagera, presidente.
«Non esagero affatto. Noi siamo in politica per contrastare la perniciosa contaminazione con gli affari, per introdurre una cristallina legge sul conflitto di interessi e sulla regolamentazione delle lobby…».
Soddisfatto che le sue pressioni sul Pd per togliere i renziani dalle liste in Liguria abbiano avuto effetto?
«Come si può portare la gente a votare e sperare di vincere contro il sistema Toti imbarcando i renziani che, dopo essere stati in giunta con il candidato della destra Bucci, adesso provano a rientrare dalla finestra nella nostra coalizione infilandosi nelle liste?».
Se perdete pezzi non rischiate di perdere anche le elezioni?
«Noi abbiamo generosamente e lealmente accettato di sostenere Orlando e abbiamo chiesto “fuori i renziani” per rendere vincente il progetto. Ci batteremo per cambiare il sistema opaco che ha governato la Liguria attraverso scambi di favori illeciti tra politici e imprenditori, i quali adesso stanno tutti patteggiando».
Renzi sbaglia anche sulla Rai, quando dice che lei «appena vede mezza poltrona si butta»?
«Per alcuni la politica è un teatrino delle ipocrisie e delle menzogne. Renzi si ritrova a fianco della Schlein a ripulirsi l’anima, dopo aver cambiato la legge nel 2015 che gli ha consentito di passare da anni di selvaggia lottizzazione partitica alla lottizzazione governativa. Mi dispiace che Schlein si ritrovi con i suoi corifei a insultarci, dopo che fino al giorno prima si erano strenuamente impegnati, lo leggo dai giornali, a combattere posto dopo posto in ogni testata giornalistica della Rai».
Lei non ha fatto accordi per i posti con Meloni? E non è vero che si sta spostando a destra?
«Il M5S ha una chiara identità progressista. Non ho mai sentito né Meloni né nessun esponente del centrodestra per questa votazione in Parlamento. Si trattava di eleggere due componenti del cda che, come sempre da tempo immemore, sono in quota alle opposizioni per esercitare le necessarie funzioni di garanzia».
Il Pd vi accusa di abbandonare l’Aula solo quando non ci sono poltrone in gioco.
«Il Pd ha deciso con Renzi l’Aventino. Abbiamo subito detto che era una stupidaggine e non li avremmo seguiti. La stessa cosa ha fatto Avs alla luce del sole».
Sulla presidenza a Simona Agnes conferma il suo no?
«Non cambiamo idea. Non è una presidenza di assoluta garanzia perché frutto di una specifica designazione partitica. Non avrà i nostri voti».
Se il M5S otterrà una direzione di rete in più il Pd vi accuserà di aver partecipato alla lottizzazione, mentre loro con Renzi e Calenda ne sono rimasti fuori.
«Il cda è un organo dove le opposizioni ci devono essere, tanto più che parliamo di Telemeloni. Sarebbe bello se il Pd volesse fare l’Aventino sulle testate e chiedesse a tutti i suoi designati di fare un passo indietro».
Mentre voi a sinistra litigate e ponete veti, Meloni resta salda in sella. Lascerete che arrivi a fine legislatura o proverete a fermarla?
«La questione Renzi si sta rivelando distruttiva. Rischia di diventare un argomento di grande implosione per la costruzione di un progetto alternativo a Meloni. Non posso accettare che la mia comunità sia calpestata e presa in giro sui princìpi di etica pubblica e contrasto dell’affarismo che per noi sono l’abc della buona politica. Ma non disconosciamo il percorso fatto sin qui con Pd e Avs, dal salario minimo al contrasto all’autonomia differenziata».