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Israele indifferente alle regole del diritto internazionale

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(Gioacchino Musumeci) – Le operazioni “limitate per distruggere l’infrastruttura di Hezbollah che potrebbe essere utilizzata per minacciare i cittadini israeliani” sono “in linea con il diritto di Israele di difendere i propri cittadini e di riportare i civili nelle loro case in sicurezza”. Lo afferma un esponente del consiglio di sicurezza americano citato dai media Usa di cui Ansa non fornisce il nome sebbene l’informazione completa necessiterebbe che fosse noto a tutti data l’importanza dell’asserzione.

A parte la gravità di azioni che rasentano il delirio di onnipotenza perpetrate da Israele anche in Libano, quanto sostenuto dagli USA è particolarmente scorretto e deriva dalla volontà di propagandare ragioni inesistenti e confusione normativa sull’argomento “terrorismo” poiché l’oggi è una diretta conseguenza del 7 Ottobre scorso.

L’inadeguatezza delle norme o il rifiuto di queste ha portato all’escalation militare che oggi vede coinvolti Israele, Libia e Yemen.

Entriamo nel vivo della questione. Se il terrorismo è identificato con “ogni atto la cui finalità per natura o contesto, sia quella di intimidire una popolazione o di costringere un governo o una organizzazione internazionale a fare o ad omettere qualche atto…”, come in effetti viene definito nell’articolo 2.1, lettera b della Convenzione Internazionale per la soppressione del finanziamento del terrorismo delle Nazioni Unite, New York, 1999; segue che tale definizione espone molti stati a vedere classificate le proprie azioni di politica estera condotta con l’impiego della forza come azioni terroristiche. Come si colloca Israele in questo quadro? E gli USA?

L’atto terroristico non è inquadrabile come una dichiarazione di guerra e non ha il fine di provocarla; è perpetrato da organizzazioni indipendenti da qualsiasi disposizione di uno o più stati. Diversamente uno stato la cui superiorità bellica e di intelligence è nettamente superiore alla media potrebbe organizzare attentati contro Stati scomodi e successivamente invadere territori sostenendo di difendersi. Tema su cui varrebbe la pena di riflettere con molta attenzione perché data la disomogeneità della distribuzione di risorse e investimenti bellici, la possibilità esiste concretamente.

Vanno inoltre considerate e le “umbrella organisations”, che pur operando legittimamente a livello politico – contengono al loro interno o sono strettamente collegate ad organizzazioni di dichiarata matrice terroristica.

Nel caso di Israele è molto comodo confondere indistintamente gli estremisti islamici con Hamas perché ciò rende labile il confine tra terrorismo e terrorismo di Stato che comprometterebbe comunque la reputazione di molte potenze occidentale Israele compreso.

Stante tutto questo a proposto delle legittimità delle azioni israeliane in Libano, secondo l’Art 2 par. 4 della Carta delle Nazioni Unite è vietato non solo l’uso della forza ma anche la minaccia di tale uso. Ora bisognerebbe chiarire in cosa consista la minaccia di tale uso ma alcuni dati sono estremamente chiari. E’ vietato per esempio l’ultimatum o l’invio di truppe con intenti non pacifici ai confini di uno stato sovrano. Il nucleo centrale è comunque nel divieto di uso della forza contro l’integrità territoriale di uno Stato o la sua indipendenza.

Nessun dubbio che un’azione militare, o addirittura una guerra, contro l’integrità territoriale e l’autonomia di governo di uno Stato straniero costituisca un illecito internazionale condannato dall’intero sistema della Carta. Questo tipo di illecito è inoltre considerato come particolarmente grave. E’ ben noto che la violazione di norme attinenti alla pace ed alla sicurezza internazionali venivano qualificate come crimine internazionale.

Pertanto dal punto di vista generale del diritto internazionale Israele ha torto da decenni sui territori occupati e ha torto con le attuali operazioni in Libano così come ha torto Vladimir Putin nel caso dell’Ucraina. La differenza sostanziale è che mentre la Russia viene unanimemente condannata ed è palpabile la giustificazione all’odio contro mosca, non appena si critica Israele, parte la sirena dell’antisemitismo.

Israele giustifica le proprie azioni sulla base dei fatti sanguinosi del sette ottobre ed evoca la legittima difesa di cui vedremo nel prossimo post. Ciò che conta più di tutto è la volatilità delle norme atte a definire la legittimità o l’illegittimità del terrorismo inteso come lotta di liberazione nazionale sul piano dell’autodeterminazione dei popoli – come nel caso dei palestinesi -a permettere interpretazioni arbitrarie le cui conseguenze consistono in decine di migliaia di morti ancora una volta come nel caso dei palestinesi trucidati senza alcun criterio oggettivamente accettabile.


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