
(di Massimo Gramellini – corriere.it) – Mi auguro che Meloni e Crosetto abbiano ragione e che nella chat di Fratelli d’Italia si annidi una talpa smaniosa di diffonderne i contenuti all’esterno per chissà quali torbidi scopi. Il mio timore è che la realtà sia più banale di un complotto e che il problema delle chat non siano le talpe, ma il fare parte di una chat. Parlo per esperienza, essendo membro, per lo più silente ma non per questo meno responsabile, di diversi gruppi virtuali, a cominciare dal più temibile: una chat di genitori. Le chat nascono con il nobile intento di semplificarci la vita, consentendo di mandare una comunicazione di servizio a tutti gli interessati in simultanea: giovedì salta l’ora di matematica, il pranzo di domenica non è più a casa dei nonni, martedì 8 ottobre sono sospese le trasferte perché in Parlamento si vota il giudice costituzionale.
Purtroppo, però, le chat si rivolgono agli esseri umani. Quella di Fratelli d’Italia, per dire, ne conta ben 184. Ognuno con qualcosa da dire, da chiedere, da eccepire e da spettegolare. Ma soprattutto ognuno con un amico fidato a cui girare in via confidenziale il contenuto della chat, dietro promessa che non ne renderà partecipe nessun altro. A parte, s’intende, un altro amico – fidatissimo – che a sua volta verrà invitato a mantenere il riserbo più assoluto con tutti, tranne che con… Il vero mistero della chat di Fratelli d’Italia non è scoprire perché un parlamentare su 184 ha rivelato le confidenze del partito, ma come mai gli altri 183 se le sono tenute per sé.